Il centro commerciale di Montedoro 15 anni dopo: negozi pieni e metà dei clienti da Slovenia e Croazia
MUGGIA Montedoro ha sempre navigato controcorrente. Il centro commerciale che sorge a cavallo tra Muggia e Aquilinia ha sfidato i luoghi comuni fin dalla sua inaugurazione avvenuta quindici anni fa: nel marzo del 2009, dunque nel pieno della crisi economica, che di certo non era un incentivo a lanciarsi in un’attività del genere. Ma Sergio Bavazzano, direttore di Montedoro da quella volta, non ha mai ceduto al disfattismo e continua a non cedergli nemmeno oggi, quando i centri commerciali appaiono quasi ovunque in difficoltà.
La sua creatura, quindici anni dopo quell’ardita scommessa, si muove in controtendenza nel panorama dei grandi contenitori di negozi. Fori commerciali quasi interamente occupati, clientela ormai più che rodata: a Montedoro si respira un’atmosfera vivace, resa possibile da una serie di caratteristiche specifiche del centro commerciale che difficilmente si trovano altrove. E da alcuni arrivi significativi – Decathon su tutti – che garantiscono un’offerta di rilievo.
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In pochi l’avrebbero detto, quel lontano 11 marzo del 2009. All’epoca Montedoro si era presentato con soli 18 negozi aperti e il suo stesso nome era diverso: si chiamava “Montedoro Freetime”, a rimarcare la vocazione ludica e di intrattenimento (qualcuno ricorderà forse la pista per go-kart). Cambiato il biglietto da visita in “Montedoro Shopping Center”, è mutata progressivamente anche la sua fortuna: oggi sono 59 gli esercizi totali aperti, di cui 54 al piano terra e 5 al primo piano.
Come spiegare questi numeri? Innanzitutto, con la posizione di Montedoro, che si riflette in modo diretto nella sua clientela. Già da qualche anno la percentuale di stranieri si attesta attorno al 40 per cento, sloveni e croati in primis. Ma il centro commerciale attrae anche triestini e muggesani, che rappresentano appunto la fetta restante di clientela.
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I titolari dei negozi conoscono bene questa peculiarità di Montedoro e cercano di sfruttarla. «Triestini e muggesani da me comprano i giornali», racconta il gestore dell’edicola, Roberto Ramani, che ha aperto nel 2014. «Ma vengono anche moltissimi stranieri – precisa Ramani – che comprano riviste, gratta e vinci, ma anche giocattoli o collezioni di macchinine». Ramani, nella sua decennale attività, ha potuto seguire passo dopo passo l’evoluzione di Montedoro e conferma che ormai il fenomeno si è da qualche anno stabilizzato: «È ormai una costante – conclude – sia d’estate che d’inverno».
I negozianti poi sottolineano altri punti di forza del complesso, come ad esempio la distribuzione dei punti vendita che si concentrano quasi tutti su un unico piano, favorendo l’aggregazione dei clienti. O ancora la presenza di un parcheggio gratuito su tre livelli, benefit senza dubbio apprezzato se si considera che la maggior parte delle persone raggiunge Montedoro in macchina.
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Sono però soprattutto i nomi delle insegne a fungere da catalizzatore: dal già citato Decathlon, al negozio di elettronica Unieuro, arrivando al supermercato Ipercoop. Grandi nomi che a Montedoro continuano a sbarcare, come testimonia il recente approdo di Pepco, catena polacca di abbigliamento, accessori e oggetti per la casa. Da notare, infine, è la presenza dell’unico bancomat di bitcoin in provincia di Trieste: anche in questo caso c’è un legame con la clientela slovena, visto che le criptovalute hanno molta più fortuna oltreconfine di quanta ne abbiano in Italia.
Ci sono, ovviamente, dei margini di miglioramento. Ad esempio il rilancio del primo piano, destinato alla ristorazione ma ora come ora occupato da un unico locale in cui si può mangiare. Eppure, se avessero prospettato a Bavazzano un bilancio del genere quindici anni fa, quando i negozi del centro commerciale erano soltanto 18, probabilmente non avrebbe esitato a firmare per ottenerlo.