Lega, sì al ritorno delle Province: la proposta firmata dal segretario Stefani
Non bastano le Regioni, anche province e città metropolitane è giusto che abbiano la loro fetta di autonomia. Prima, però, bisogna ripristinarle, esattamente come erano prima della riforma Delrio del 2016. E quindi con un presidente e dei consiglieri eletti direttamente dai cittadini.
Lo ha chiesto la Lega, con un progetto di legge presentato dal deputato veneto Alberto Stefani. E la proposta, rivelano fonti di governo, avrebbe ricevuto il benestare dell’esecutivo, intenzionato però a inserire la riforma all’interno del testo unico sull’ordinamento degli enti locali, pronto ma in attesa delle osservazioni del Mef.
Stefani, cosa chiedete?
«Le province sono enti di raccordo fondamentali per i servizi sul territorio. E noi siamo assolutamente convinti che serva una legittimazione popolare dei rappresentanti per garantire un rapporto diretto tra loro e i cittadini. Anche perché parliamo di enti con competenze fondamentali: scuola, ambiente, infrastrutture, viabilità, manutenzioni».
Raggiunta l’Autonomia, il discorso sulle Province non è un orpello superfluo?
«No, perché è la stessa legge sull’Autonomia a prevedere un’ulteriore attribuzione di competenze a Province e Comuni. Il principio di sussidiarietà verticale si spinge oltre l’autonomia regionale, fino all’autonomia provinciale. È un’ulteriore frontiera, da percorrere».
Fino a che punto? Non rischiamo di ripiombare nel feudalesimo di vassalli, valvassori e valvassini?
«In realtà, l’Italia è tra i Paesi più centralisti d’Europa. Eppure, è la nostra Costituzione a riconoscere e promuovere le autonomie. I nostri padri costituenti avevano disegnato un Paese diverso da quello attuale, molto più vicino al territorio».
I detrattori delle Province sostengono che sono fonte di sprechi economici. Cosa dice?
«In realtà, la riforma Renzi-Delrio non ha eliminato le province, ma le ha rese delle scatole vuote, incapaci di dare risposte ai cittadini. E il solo beneficio economico ricavato, derivante dall’abolizione della giunta provinciale, è pressoché nullo e si è riverberato su altre voci di spesa».
Ma le risorse ci saranno?
«Soprattutto con il Pnrr, le Province sono tra gli enti che vedono transitare il maggior numero di risorse. È la mancanza di una loro gestione politica a comportare dei disservizi enormi».
La riforma Delrio nasceva con l’obiettivo di eliminarle: così si taglierebbe ogni spesa.
«Ma così si eliminerebbe un ente di raccordo importante tra Comuni e Regione. Consideriamo, ad esempio, che buona parte delle strade, tuttora, è di proprietà delle province e spesso sono proprio queste ad avere i maggiori problemi, a livello di manutenzione. Le Province devono essere legittimate, devono avere peso, hanno bisogno di figure politiche che le seguano e alle quali i cittadini possano rivolgersi. Invece, finora, sono state una sorta di ente astratto, inarrivabile».
Che non sia una proposta autoreferenziale, soltanto per tornare a rendere il territorio luogo di scontro e riaffermare forza e radicamento della Lega, in un momento di difficoltà?
«Non è colpa nostra se siamo forti sui territori».
Alla fine, questa riforma si farà?
«Il governo oggi (ieri, ndr) ha dato il suo parere favorevole, chiedendo solo che il testo venga inserito nel testo unico degli enti locali, quindi siamo molto ottimisti. E sono felice anche dell’apertura del Partito Democratico veneto, con il segretario Andrea Martella. Il territorio è un presidio che la politica deve difendere».