Il ministro Zangrillo: «Il pubblico? Sempre più snello e pure figo»
TRIESTE Ripartirà da Trieste lunedì 29 luglio il tour “Facciamo semplice l’Italia” del ministro della Pubblica amministrazione (Pa), Paolo Zangrillo, per raccogliere input dai territori sulla semplificazione, uno dei grandi temi su cui il Paese deve fare passi in avanti per il Pnrr. Digitalizzazione per correre e sburocratizzare, merito e formazione per rendere il posto fisso un «posto figo»: questi i caposaldi dell’azione del ministro, che rassicura anche sul clima «collaborativo» in coalizione.
Ministro, a che punto siamo nella partita della semplificazione?
«Il Pnrr ci pone un obiettivo molto sfidante: 600 procedure amministrative da semplificare entro il 2026, le prime 200 entro fine anno. Bene, stiamo già raggiungendo questo primo obiettivo. Questo anche grazie a “Facciamo semplice l’Italia”, un processo condiviso di dialogo, di ascolto, di condivisione con i territori che ci permette di non fare una semplificazione in laboratori».
E la digitalizzazione?
«È uno degli strumenti per realizzare la semplificazione. La cui velocità dipende anche dalla nostra capacità di far diventare le nostre Pa sempre più digitali».
I giovani in questo potrebbero imprimere una svolta, ma ci sono notizie di concorsi che vanno deserti e di fughe dal “posto fisso”...
«Nel 2023 ho lanciato una campagna pubblicitaria che sintetizza il senso di ciò che c’è da fare: “Basta con la narrazione della pubblica amministrazione come il posto fisso, vogliamo un posto figo”. Dobbiamo gestire un importante fenomeno di turnover, nei prossimi 5-6 anni la Pa perderà quasi un milione di persone che andranno in pensione. Partiamo da una situazione di svantaggio perché abbiamo avuto 10 anni di blocco del turnover. Abbiamo perso 300 mila persone ed è aumentata l’età media nella Pa. Adesso è di 50 anni – nel 2009 era 42. Dobbiamo essere attrattivi verso le nuove generazioni e fare un grande lavoro perché la Pa diventi un posto che offre possibilità di carriera, di crescita e che valorizzi ciascuno secondo il merito, non solo un posto in cui si lavora per tutta la vita».
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Per ora che cosa è stato fatto?
«Nel 2023 abbiamo lavorato sulla digitalizzazione delle procedure concorsuali: siamo passati da un tempo medio di 780 giorni nel 2020 a più o meno 6 mesi. Questo ci ha consentito nel 2023 di inserire 170 mila persone e altrettanto stiamo facendo quest’anno. Abbiamo anche agito sulla formazione, aggiornando il portale digitale “Syllabus”, che permette a più di 8 mila amministrazioni di accedere a percorsi formativi gratuitamente e autonomamente».
Non ha ancora mai detto la parola stipendi...
«Voglio essere molto chiaro: la retribuzione è uno dei fattori che contribuiscono all’attrattività. Quando sono arrivato alla fine del 2022 al dicastero, il 70% dei dipendenti non aveva rinnovato il contratto della tornata del 2019-21. Ho dedicato quasi tutto il 2023 a chiudere i contratti aperti ereditati. Nei primi 4 mesi di quest’anno abbiamo avviato le trattative per tutti i rinnovi della tornata 2022-24. Non succedeva da 10 anni. Con la legge di bilancio dell’anno scorso, abbiamo dedicato ai rinnovi dei contratti pubblici 8 miliardi, un terzo delle risorse, un grande sforzo. Non sarà sufficiente a coprire la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione, ma consentirà aumenti retributivi attorno al 6%, molto più del passato. È un messaggio di attenzione. E voglio introdurre il valore del merito nella Pa».
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Le imprese spesso si lamentano dei rapporti con la Pa, che cosa si possono aspettare?
«Una gran parte delle semplificazioni è relativa a procedure e regole che disciplinano il rapporto con il sistema imprese. Stiamo lavorando sulla interoperabilità degli 8 mila sportelli unici per le attività produttive (Suap) e l’edilizia (Sue) in tutta Italia. Tre settimane fa ho presentato in Cdm un disegno di legge sulla semplificazione dei controlli alle imprese. Il ddl evita ridondanze e usa la logica del “once only”. Se un documento è già nella disponibilità della Pa non verrà chiesto una seconda volta. Un provvedimento ispirato alla volontà di passare da un approccio sanzionatorio, di sospetto, a uno di collaborazione».
A proposito di sistemi informatici che non si parlano, pensa che l’Autonomia possa introdurre caos?
«La logica dell’Autonomia differenziata è dare la possibilità alle Regioni di gestire deleghe con l’obiettivo di recuperare efficienza, non significa cancellare il processo di dialogo tra Regioni e centro. È un percorso complesso che richiede tutele e garanzie per evitare che le regioni più deboli abbiano un danno. Condivido l’idea, e mi stupisce che la sinistra combatta in maniera così forte e arcigna questo provvedimento. Mi preoccupa che si passi da un dialogo su come farla funzionare a uno di carattere ideologico».
Non tutti in Forza Italia la pensano come lei, e l’Autonomia ha creato attriti in maggioranza, così come la partita in Europa. Com’è il clima ?
«Di grande collaborazione, c’è attenzione alle cose da fare piuttosto che a litigi, non vedo grandi problemi all’orizzonte. Mi stupisco ogni volta che leggo titoli che parlano di partiti di maggioranza sull’orlo di una crisi di nervi. Qualcuno ha cercato di trasporre sull’Italia le inevitabili tensioni create dalle Europee, ma sono situazioni completamente diverse. Siamo una coalizione, non un cartello elettorale, ma condividiamo una visione di società. E Fi non è una caserma, ci confrontiamo sulle idee per trovare le soluzioni migliori».
Di recente ha annunciato che entro il 2025 avremo l’It-wallet sull’App Io, come sarà il percorso?
«L’Agid sta facendo un grandissimo lavoro. È stata appena avviata la sperimentazione che consente di disporre digitalmente di alcuni documenti come la carta d’identità, la patente e la tessera sanitaria. Sarà un’autentica rivoluzione. Procederemo con la sperimentazione nel 2024, e nel 2025 lo estenderemo a tutti i cittadini. Lavoriamo in sintonia con l’Europa, l’It wallet è il primo passaggio per andare verso un portafoglio digitale europeo».
Per un problema informatico si è bloccato il mondo qualche giorno fa, e il tema della cybersicurezza è sempre più rilevante. Siamo vulnerabili?
«L’Italia si sta muovendo in modo tempestivo. In luglio c’è stato un decreto legge sulla cyber security che introduce novità tese a garantire che le Pa adottino misure utili per contrastare attacchi».
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