Kamala Harris, è tutta questione di tempo
È troppo tardi per Kamala Harris? Troppo tardi per impostare una campagna vincente? La breve rincorsa potrebbe essere persino un vantaggio, nel grande salto dalla vice-presidenza alla presidenza. Ma altri, speculari fattori potrebbero invece frenare la corsa della (molto probabile) candidata democratica.
Partiamo da un dato: nel 2020, quasi un elettore americano su quattro scelse per chi votare da settembre in poi. Non tutti i late decider, naturalmente, sono privi di orientamenti pregressi. Ma Harris potrà comunque mettere nel mirino il bacino degli elettori indecisi, una volta ricevuta la nomination alla Convention di agosto. Anzi, fin da subito.
Ai tempi della politica istantanea e delle leadership usa-e-getta, una discesa in campo tardiva potrebbe addirittura giocare a suo favore. “Meglio tardi”, ha commentato Mauro Calise, sottolineando gli obiettivi già raggiunti dai democratici con il cambio in corsa. Su tutti, quello di galvanizzare una base smarrita e depressa, dopo la cattiva performance di Biden nel duello tv, e portare l’attenzione mediatica sul proprio campo.
L’attentato a Trump, solo pochi giorni prima, aveva puntato tutti i riflettori su Big Donald.
Il ritiro di Biden ha rappresentato un ulteriore shock. Non certo paragonabile, per gravità e portata emozionale, al pugno alzato dell’ex Presidente sanguinante. Ma comunque capace di ridisegnare la cornice dentro la quale si inscrive la race 2024. E nell’arco di pochissimo tempo.
Già, il tempo: sarà sufficiente, quello che Harris ha davanti, per spostare dalla sua parte gli equilibri? Di certo, il suo ingresso in scena ha già contribuito a svecchiare una competizione che, a molti, appariva la replica ingiallita e – se possibile – incattivita del film di quattro anni fa. Oggi, invece, è in pista una candidata più giovane, una donna con una “storia” che richiama quella di Obama.
A giocare contro, piuttosto, potrebbe essere il tempo che Harris ha alle spalle. Mi riferisco al tempo già trascorso alla Casa Bianca, a fianco di un presidente da tempo impopolare.
Al tempo che non c’è stato, ma forse si sarebbe potuto trovare: il tempo di coinvolgere gli elettori nella scelta, attraverso primarie-lampo che avrebbero garantito un ulteriore effetto di mobilitazione.
Il rischio, invece, è che Harris possa apparire in eccessiva continuità con la presidenza uscente. Troppo schiacciata sul partito e il suo establishment.
La fretta con la quale i democratici si sono indirizzati verso Harris tradisce, evidentemente, le preoccupazioni sul timing. Sul tempo utile a ri-orientare gli elettori. E i finanziamenti. Trascurando, forse, il tempo che rimane alle spalle della candidata.
È possibile – persino probabile, di questi tempi – che la pazza America 2024 ci offra ancora qualche sorpresa, da qui a novembre. C’è ancora tempo.