In mostra lo Zigaina scenografo che debuttò a Trieste con “I giusti” di Camus
TRIESTE È un intenso modellino che rappresenta l’osteria di Lillas-Pastia nel secondo atto della “Carmen”, il focus intorno al quale si dipana la mostra “Zigaina in scena”, inauguratasi al Civico Museo Teatrale Carlo Schmidl con il fine di approfondire la creatività del grande maestro friulano dedicata al palcoscenico.
Nei depositi del Museo la bibliotecaria Cristina Zacchigna, curatrice dell’esposizione con il responsabile dei Musei Storici di Trieste Stefano Bianchi e con la collaborazione di Elisabetta Buffulini, Emilio Medici e Cristiano Rossetti, ha infatti di recente ritrovato la maquette, al momento senza paternità. Confrontandola con il bozzetto esposto in mostra, realizzato dall’artista per la celebre opera di Georges Bizet nella stagione lirica 1969/70 del Teatro Verdi di Trieste, Zacchigna è stata poi in grado di attribuirla a Zigaina.
Pittore dalla pennellata vigorosa e coinvolgente, ma anche fine disegnatore e incisore nonché tra i fondatori della Triennale europea dell’incisione e scrittore, Zigaina aveva lavorato nel cinema a fianco di Pier Paolo Pasolini, cui era legato da un profondo sodalizio intellettuale.
La mostra - realizzata nella ricorrenza del centenario della sua nascita e in seno al progetto “Zigaina 100/Anatomia di un’immagine”, nato dal Comune di Cervignano, Regione ed ErpacFvg e curato da Francesca Agostinelli e Vanja Strukelj - propone le scenografie per tre opere liriche andate in scena al Verdi tra fine anni Sessanta e inizio anni Ottanta: oltre alla “Carmen”, incontriamo bozzetti scenografici, foto di scena firmate de Rota, manifesti e libretti teatrali e progetti relativi a “Goyescas” di Enrique Granados e a “Il convitato di pietra” di Aleksandr Dargomyzskij.
In realtà Zigaina affronta per la prima volta il teatro con le scene per “I giusti” di Camus, al Teatro Auditorium di Trieste nel 1966 - 67, di cui però ci rimangono solo le foto di scena esposte, da cui si desume un impianto dai forti controluce, che per altro trovano rimando anche in un bozzetto per “Il convitato”. Opera cui Zigaina si appassiona particolarmente poiché è il suo primo confronto con tale genere e perchè nel convitato intravvede la figura di un padre onnipresente.
In mostra c’è però un’altra chicca che riguarda la prosa: il “Calderon” di Pasolini andato in scena al Rossetti con la regia di Giorgio Pressburger e le scene di Sergio D’Osmo, che coinvolgono Zigaina nell’allestimento, in cui l’artista introduce le proiezioni di alcuni suoi lavori. E si occupa anche dei costumi, rinnovando con alcuni tocchi quelli presenti della sartoria del teatro.
In mostra compaiono anche tre importanti dipinti appartenenti al Museo Revoltella: “Braccianti sul carro” del 1953, “Il fucilato” del 1966 e “Dal colle di Redipuglia: un radioso mattino” del 1973. In questo possente olio è presente concettualmente il tema delle scale che ricorre in quasi tutte le scenografie delle opere in mostra assieme ai concetti di passione e morte. Elemento quest’ultimo si trova anche nella farfalla, uno dei Leitmotiv ricorrenti nei lavori dell’artista friulano.
La mostra rappresenta quindi un interessante esempio del modo in cui un pittore – e non uno scenografo – possa interfacciarsi con il teatro, come ha rilevato nella conferenza stampa, cui sono intervenuti l’assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo Giorgio Rossi, Stefano Bianchi e Cristina Zacchigna, anche il regista ed ex direttore del Teatro Rossetti Franco Però, che ha contribuito alla realizzazione della rassegna con Susanna Gregorat, gli scritti dei quali compariranno nel catalogo.