Sexting, catfishing e standard irrealistici: i rischi della sessualizzazione dei giovani sui social
Nell’era digitale odierna, i social media non sono solo un modo per rimanere in contatto con gli amici: sono una forza potente che modella il modo in cui gli adolescenti vedono se stessi, i loro corpi e quindi la propria sessualità. Piattaforme come Instagram, TikTok e Snapchat sono diventate arene influenti dove i giovani non solo mantengono un contatto costante con gli altri ma, al contempo, trasformano le loro identità in un processo spesso deleterio o inadeguato.
Tali contesti sono pieni di immagini che promuovono standard di bellezza irrealistici, con influencer e celebrità che spesso usano filtri e strumenti di fotoritocco per presentare una versione idealizzata di se stessi. Per gli adolescenti, che si trovano in una fase cruciale di sviluppo della loro immagine di sé, l’esposizione costante ad un ambiente idealisticamente “perfetto” può portare a seri problemi come la dismorfofobia e/o disturbi del comportamento alimentare.
Osservare costantemente immagini perfezionate favorisce una cultura della comparazione in cui gli adolescenti si misurano con questi standard irrealistici: tale comparazione continua può erodere l’autostima e aumentare sensibilmente i sentimenti di inadeguatezza. Infatti, numerose ricerche indicano un’alta correlazione tra l’utilizzo massiccio di social media e un aumento dei sintomi di depressione e ansia tra i giovani. Vedere coetanei e influencer condurre vite apparentemente perfette può far percepire alle persone che le loro vite siano carenti, creando un ciclo dannoso di ricerca della perfezione e di sensazione di inadeguatezza perpetua.
Degno di nota è il fatto che i social media giocano un ruolo significativo anche nel modo in cui i teenagers esplorano ed esprimono le loro identità sessuali. Per gli adolescenti Lgbtq+, piattaforme come TikTok e Twitter possono offrire un senso di comunità e accettazione, fornendo supporto vitale durante un periodo formativo. Tuttavia, questa esplorazione comporta numerosi rischi: le ricerche del Trevor Project indicano che mentre i social media possono essere una fonte di supporto per i giovani Lgbtq+, li espongono, oltre a commenti negativi e bullismo, a comportamenti sessuali a rischio quali il mancato utilizzo del preservativo o la frequentazione di più partner.
Inoltre, i social media in generale permettono agli adolescenti di incontrare diversi orientamenti sessuali ed identità di genere. Una tale esposizione può fornire numerosi vantaggi, fornendo loro una comprensione più ampia dei propri sentimenti, gusti sessuali ed esperienze; tuttavia, il rovescio della medaglia è la pressione di conformarsi a certe norme sessuali o tendenze visibili su queste piattaforme. Questo può portare a confusione e ansia riguardo alla propria identità sessuale, specialmente quando sembra essere in contrasto con le rappresentazioni che si vedono online.
La sessualizzazione degli adolescenti sui social media è dunque una tendenza non priva di fattori di rischio. L’esposizione a contenuti sessuali in giovane età può distorcere la comprensione della sessualità e delle relazioni di un adolescente, con una costante pressione ad impegnarsi in comportamenti sessualizzati online, per ottenere like e follower, che può portare a comportamenti rischiosi e sfruttamento. Uno studio del Journal of Adolescent Health evidenzia appunto che gli adolescenti più esposti a contenuti sessuali sui social media hanno maggiori probabilità di impegnarsi in comportamenti sessuali rischiosi, sottolineando la necessità di una migliore educazione e regolamentazione sulla sessualizzazione digitale.
Anche il fenomeno del “sexting” è diventato prevalente tra i giovani, che spesso si sentono sotto pressione per condividere foto intime con lo scopo di compiacere un partner. Questo comportamento può avere gravi conseguenze, dal disagio emotivo ai problemi legali, specialmente se tali contenuti vengono condivisi senza consenso, come nei casi di revenge porn. La normalizzazione del sexting sui social media complica la comprensione degli adolescenti del consenso e della privacy nelle relazioni sessuali.
Le fonti tradizionali di educazione sessuale, come scuole e genitori, sono ora completate o addirittura eclissate dalle informazioni trovate online. Da un lato, gli adolescenti hanno accesso a una vasta gamma di informazioni sulla salute sessuale, il consenso e le identità sessuali diverse, dall’altro, non tutte le informazioni online sono accurate o salutari, e possono facilmente portare ad una pericolosa disinformazione.
Il ruolo della pornografia nel modellare le norme e le aspettative sessuali è un altro fattore significativo: l’accesso facile ai contenuti pornografici online può impostare standard irrealistici per le prestazioni sessuali, l’immagine corporea, le dimensioni o le pratiche più comuni. Il porno spesso enfatizza rappresentazioni stereotipate o dannose del sesso, che possono influenzare le aspettative e i comportamenti degli adolescenti nelle proprie relazioni sessuali. Le ricerche indicano che l’esposizione frequente alla pornografia può portare a visioni distorte del sesso e del consenso, potenzialmente favorendo comportamenti aggressivi o non consensuali.
I social media possono anche sfumare i confini tra la sfera privata e quella pubblica della vita degli adolescenti, rendendo difficile per loro stabilire dei limiti. La pressione a dichiarare pubblicamente il proprio stato di relazione, condividere momenti intimi o partecipare a tendenze può complicare la vita sociale dei giovani al punto da generare forte ansia e stress.
Inoltre, il fenomeno del “catfishing” e dei predatori online aggiunge un ulteriore strato di complessità alla sessualità nell’era digitale. Gli adolescenti, così come gli adulti, potrebbero interagire con estranei che si rappresentano falsamente, portando a situazioni pericolose sia emotivamente che fisicamente. L’anonimato di Internet può incoraggiare i predatori, rendendo cruciale per gli adolescenti apprendere la sicurezza online e l’importanza di verificare l’identità delle persone con cui interagiscono.
Promuovere l’alfabetizzazione mediatica è fondamentale per educare gli adolescenti sulla realtà dei social media, compreso l’uso di filtri e la natura curata dei post e può aiutarli a sviluppare un’immagine di sé più realistica e comprensiva. Il coinvolgimento dei genitori è essenziale: dialogare con gli adolescenti sull’uso dei social media e stabilire confini sani può mitigare alcuni degli effetti negativi. Risulta dunque fondamentale che gli adulti siano consapevoli dei pericoli ma anche delle potenzialità dei social network, per fornire ai giovani un orientamento adeguato in un contesto sociale sempre più connesso.
Ringrazio il dottor Mattia Di Scola per la collaborazione
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