Stress da aggressioni e carenza di organico: al Pronto soccorso di Monfalcone indetto lo stato di agitazione
MONFALCONE Questioni in ballo di carenze e promesse ancora non mantenute, certamente. Ma affinché le prestazioni restino salde, gli operatori (stremati) esercitino con serenità, la curva ascendente delle violenze conosca finalmente discesa, bisogna incidere sulla sicurezza.
Senza più tentennamenti. E se i vertici aziendali o politici non lo comprendono, allora scatta l’agitazione al Pronto soccorso di via Galvani.
Uno stato proclamato mercoledì 21 agosto per 77 dipendenti dalle sigle maggioritarie Uil Fpl e Nursind, comunicato poi a prefetto e questore dal legale dei sindacati. Ora lo spinoso problema della tutela dei lavoratori sul luogo di lavoro pubblico passa al tavolo istituzionale di Gorizia. Sullo sfondo l’ultimo episodio di aggressione verbale agli operatori e il danneggiamento di una porta scorrevole dell’area Emergenze, fatta letteralmente volar via da un cittadino esagitato, domenica all’alba.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14567335]]
Le telecamere non bastano. «Poi che te ne fai, a parte vedere il filmato di quando magari qualcuno ti accoltella?», hanno scandito i rappresentanti dei lavoratori, tra le bandiere azzurre sventolanti in presidio, davanti a una trentina di operatori dell’Emergenza. Uil Fpl e Nursind, rispettivamente coi segretari regionali Stefano Bressan e Luca Petruz chiedono «un agente di Polizia» in pianta stabile al Pronto soccorso («Il Commissariato s’è innalzato di livello e avrà più risorse», così i sindacati).
E pure il pulsantone rosso, presente in alcuni presidi, ma non a Monfalcone. Che comunica alle centrali operative delle forze dell’ordine una richiesta di soccorso immediato. La linea diretta infatti «non funziona come deve e il protocollo va rivisto».
Lo stato di agitazione abbraccia tutto il personale del Pronto soccorso e scaturisce, oltre che dall’ultimo episodio di violenza («È andata bene solo perché non era armato», così Bressan), dal grido d’aiuto lanciato dal personale «ormai esausto per la grave carenza di organico rispetto al carico di lavoro»; quest’ultimo «dettato da un numero di accessi troppo elevato, circa 45.000 all’anno, e un’utenza spesso “difficile”». Una carenza «conclamata», dove il confronto con Trieste è «impietoso», ancora Bressan.
Il Pronto soccorso qui conta 17 medici, 35 infermieri, 21 operatori sanitari, tre ausiliari e un assistente amministrativo, mentre nella struttura gemella di Cattinara, dove si annotano 60.000 accessi annui, sono attivi 36 medici, 63 infermieri, 31 oss e 20 ausiliari, cui si somma il 118: 8 medici, 48 infermieri, 35 autisti, 25 oss. Nonostante questi numeri – sempre Uil e Nursind – il personale di Cattinara ha «un carico di lavoro molto pesante e necessiterebbe di altre risorse, come l’Emergenza di Gorizia».
Di qui la richiesta di «adeguare la pianta a standard in linea con l’azienda unica che vuole la direzione Asugi, ma che potrà divenire tale solo quando le cifre saranno alla pari». A Monfalcone, secondo Bressan, il Ps versa in una «grave situazione» per le «continue aggressioni verbali, nemmeno tutte denunciate».
Casi difficili cui si affianca l’oggettiva complessità di un contesto connotato da differenze culturali e migrazioni. «Noi siamo per la multiculturalità e l’integrazione – ha premesso – ma sappiamo che ci sono tantissime problematiche».