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Август
2024

Il Governo militare alleato e la casa di Campo Romano dove giocavano i ragazzi ormai ridotta a un rudere

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TRIESTE In mezzo agli alberi, in un’area verde di Campo Romano a Opicina, camminando in un sentiero ci si imbatte in una casa che sembra uscita da un film horror. Un edificio in legno e cemento, con porte e finestre divelte e qualche piccolo crollo. Una sorta di grande capanna nel bosco, che versa in pessime condizioni, ma che è stata utilizzata in realtà fino a poco più di dieci anni fa.

La sua costruzione risale al dopoguerra, nel periodo del Governo militare alleato a Trieste poi, in tempi più recenti, è stata affittata a privati. Molti residenti ricordano la presenza di una capretta e di altri animali, che abitualmente vivevano nel giardino, dove si ritrovavano spesso anche i bambini e i ragazzini del circondario. È proprio attraverso i racconti di chi conosce la zona, e soprattutto di chi in quella dimora ci ha trascorso tante estati, che si scopre la storia del fabbricato.

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Da quello che si sa il terreno appartiene alle Comunelle, l’immobile invece è del Demanio, e si trova alla fine della strada principale dell’abitato di Campo Romano, la frazione di Opicina, salendo da Trieste, a sinistra dei binari del tram. «Dalla fine degli anni Sessanta la casa veniva data in affitto e durante la bella stagione stavamo insieme su, con i miei genitori, mio nonno e altri parenti – racconta un componente della famiglia che ci ha vissuto fino al 2012 – avevamo anche diversi animali, coniglietti, galline, capre, gatti. Una sorta di piccola fattoria. Ma era soprattutto una casa di vacanza che vivevamo da giugno a settembre, perché era senza riscaldamento, con acqua calda solo nella doccia e senza telefono. Per chiamare qualcuno andavamo infatti nella cabina di villa Carsia. Era comunque bellissima perché era anche un ritrovo per i bambini e i ragazzi di tutto Campo Romano. Giocavamo nel giardino, si organizzava spesso anche la caccia al tesoro, era uno spazio verde grande e curato. E tanti ricordano ancora adesso la capretta “Bela”, diminutivo di Isabella».

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Il piano è uno solo, al quale si accedeva attraverso due rampe di scale. Dietro l’edificio resta il perimetro di un fabbricato ormai crollato, un ex ricovero per gli animali. Ma anche la casa cade a pezzi. Dall’esterno si nota ancora la cappa della cucina, un lampadario, uno spargher, e qualche mobile incassato nel muro, ormai marcio. E i pavimenti con qualche buco e cedimento. I vetri sono caduti, così come le ringhiere. I gradini sono storti, pieni di edera, e il tetto è malconcio. Il rivestimento mostra assi cadute attorno al perimetro. Tra l’aspetto generale di abbandono, gli scricchiolii e i rumori prodotti dalle raffiche che si infilano nei pertugi, sembra è davvero una casa degna di un film dell’orrore. Sorprende come sia sopravvissuta una tenda, che sventola dentro e fuori nelle giornate di vento.

Il giardino, una volta ben tenuto, è ormai pieno di erba alta, cespugli e rovi, che si arrampicano anche sull’edificio. Qua e là si nota l’azione dei vandali, tra porte distrutte e scritte sui muri con le bombolette spray.

Resta il fascino di un edificio particolare, con i suoi infissi verdi e la sua copertura in legno, che ricorda forse più una baita di montagna che una villetta moderna, come le tante che caratterizzano l’area.

«Quando nel 2012 l’affitto si è concluso non è stata più usata. Dispiace vederla così» aggiunge chi la viveva d’estate. Quella sorta di maxi capanna dimenticata nel bosco, precisano alcuni abitanti della zona, non va confuso con una famosa ex trattoria, che si trovava invece in un altro angolo di Campo Romano. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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