Trieste, Piumini apre Ibby: «Televisione e cellulare tolgono ai bambini lo spazio del dialogo»
TRIESTE. Trieste si fa palcoscenico della letteratura per ragazzi. Si apre infatti da domani al 2 settembre, il Congresso Internazionale Ibby, giunto alla sua 39° edizione, una delle più grandi manifestazioni ideate per ragazzi. L’appuntamento vedrà infatti la partecipazione di centinaia di ospiti stranieri tra autori, illustratori, editori, librai, pedagogisti, educatori e 180 eventi (al Centro Congressi del Porto Vecchio) tra conferenze, laboratori, tavole rotonde e mostre, oltre all’attribuzione del prestigioso Premio Andersen. Molti i nomi, tra i più autorevoli del genere, da Nicola Davies a Giusi Quarenghi e Chiara Carminati. Tra i primi ospiti di domani, è previsto l’intervento dello scrittore e poeta Roberto Piumini, presidente del Consiglio Scientifico del Congresso. Oltre all’incontro sulla parola (Centro Congressi, ore 11.40), Piumini sarà autore e attore dello spettacolo “Alzati Martin” (2 settembre, Miela, ore 18), accompagnato dal fisarmonicista Nadio Marenzo. Piumini da oltre quarant’anni è tra i più rilevanti autori del genere.
Lei ha alle spalle più di quarant’anni di pubblicazioni. Dal 1978 ad oggi com’è cambiata la temperatura della letteratura per l’infanzia?
«I mutamenti sono legati ai cambiamenti culturali, alla grande presenza e invadenza delle proposte televisive. C’è molta immagine e poco spazio per l’esplorazione della memoria e per il dialogo, capire per esempio le nostre diversità, come non litigare, come non fare la guerra, come stare bene insieme. Tutto ciò va di pari passo con la famiglia che non è un luogo di parola, bensì un luogo di consumi dove non c’è più una coralità comune. La famiglia è diventata un luogo funzionale di passaggio con la scuola, dove tra l’altro si fa un buon lavoro, soprattutto nelle scuole primarie dove si cerca di ricreare spazi di riflessione, di esperienza diretta, fisica, mentre fuori tutto preme per una visione rapida, compulsiva, dove al bambino non resta che aggrapparsi al suo cellulare».
Oltre al cellulare, il grande fenomeno dei giochi di ruolo per computer, ha conseguenza sulla capacità di lettura delle nuove generazioni?
«Quando si va a stimolare la dimensione fantastica in un gruppo-classe, si capisce che il risultato di queste elaborazioni è molto condizionato dalle proposte dell’industria culturale sia visiva che musicale, il punto è che sono per lo più performance spettacolari. La scuola quindi dovrebbe provvedere alla creazione di spazi propri, in cui il bambino elabora o rielabora i suoi vissuti, prepara un certo corredo di nomi per la qualità della vita. A questo proposito Ibby si occuperà delle “situazioni di parole”, quando i libri diventano oggetto di un gusto formativo buono».
Il suo intervento a Ibby cosa proporrà?
«Innanzitutto farò un intervento sulla “parola”. Dopo di che andrà in scena uno spettacolo in cui rivestirò il ruolo di attore e cantante, oltre che autore. Lo spettacolo vuole mettere in luce ciò che è possibile e auspicabile fare nel campo della letteratura per ragazzi, grazie a un organismo come il congresso che quindi non si occuperà solo di editoria».
Lei è stato premiato da Gianni Rodari, un maestro del genere. Oggi parla ancora ai bambini?
«Certo, come sempre ha parlato a livello di formazione. Considero Rodari un grandissimo educatore che ha inventato, nella comunità scolastica, l’elemento del gioco, della liberazione e del linguaggio. Il mio ruolo – più da poeta – è diverso dal suo, nel senso che Rodari era attivissimo nel campo dei laboratori. Detto ciò non si può non essere rodariani nel liberare, nel dare la parola ai bambini».
Dalla sua esperienza cosa attrae di più i bambini?
«Quando incontro i bambini, quello che verifico è la fascinazione giocosa. Il fatto che ci sia un adulto che scherza e gioca con le parole è l’elemento teatrale che li attrae di più. Per quanto riguarda il testo, ciò che considero i fondamentali per la lettura dei bambini, sono tre elementi. Innanzitutto la fisicità. La scrittura per bambini deve prevedere la poesia, che è appunto il linguaggio più ricco e più fisico, la poesia parla sempre del corpo, soprattutto in quella ideata per l’infanzia. Il secondo elemento è il gioco e la poesia è il linguaggio giocato per eccellenza se pensiamo alla metrica, al ritmo, alla simbologia. Un altro elemento rilevante è la narratività. Da sempre sostengo la poesia narrativa, rispetto alla nostra cultura che privilegia la lirica. È importante far emergere anche la narratività autoreferenziale, cioè mostrare la poesia che gioca con se stessa con rime giocose, assurde, quindi, tornano a Rodari, spogliare la poesia dalla sua aura misteriosa». —