Il “Tortello del Papa” sarà la prima Deco del Comune di Pieve del Cairo
PIEVE DEL CAIRO. Si chiama il “Tortello del Papa” e diverrà a breve il prodotto De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine) di Pieve del Cairo. Sarà presentato per la prima volta alla Cena sotto le Stelle che la Pro Loco organizzerà per la festa patronale e del Giubileo Perpetuo la sera di sabato 7 settembre in via Roma dove sarà allestito un ristorante “en plein air ” per quattrocento persone.
Il sindaco Nicolò Capittini spiega: «L'idea prende spunto dalla storia antica del paese allorquando il Cardinale Giovanni de' Medici venne liberato dai pievesi dalle mani dell'esercito francese che lo aveva fatto prigioniero. Il cardinale, una volta diventato Papa col nome di Leone X, concesse il Giubileo Perpetuo ai fedeli di Pieve, evento che si rinnova ogni anno”.
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Dietro la storia antica (era il 1512) c'è ora la storia modera del tortello. A realizzarlo ed a proporlo agli astanti del 7 settembre è ora Valeria Carmen Carrozzina, pastaia del paese e titolare, da pochi mesi, del negozio di pasta fresca “Impastando”, in via Roma. Dice Valeria:«Lo abbiano così battezzato per la sua forma che si richiama al cappello cardinalizio con evidente riferimento al Cardinale Giovanni de' Medici, poi divenuto papa». Ed ancora: «Si tratta di un tortello di pasta sfoglia di farina, semola, uova ed acqua; il ripieno prevede carne di faraona, parmigiano, uova e verdure dell'orto, tutto a km zero. Ho saputo con piena soddisfazione che il Comune intende adottarlo come prodotto tipico locale. Se piacerà, come sono convinta, lo sapremo la sera stessa della cena sotto le stelle».
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Valeria avviò dapprima un micro-laboratorio domestico di pasta a Pieve con vendita e degustazione casalinga; nel dicembre scorso si trasformò in una professione vera. «Fu un passaggio fortuito – chiude la regina del Tortello del Papa – e fu proprio il sindaco Capittini ad incoraggiarmi nell'avvio del negozio da dove uscirà il tortello che, spero davvero, diverrà a breve il primo ed unico prodotto Deco del paese». —
Paolo Calvi