Un’altra verità a San Giacomo: «Io, aggredito dai serbi», ma le tracce di sangue lo smentiscono
«Operai... serbi di m... erano in sei, mi hanno accoltellato». Triestino, 48 anni, operaio pure lui, risponde al nome di “Tomas”. È l’uomo che mercoledì sera, attorno alle otto e mezza, si è accasciato sul marciapiede di via San Giacomo in Monte all’altezza del civico 7. Era in un lago di sangue. Aveva una profonda ferita al polpaccio: è stato salvato da un passante e da un infermiere fuori servizio che gli ha legato un laccio delle scarpe sulla gamba e ha premuto sull’emorragia con una maglietta aspettando il 118. Al personale sanitario e ai Carabinieri il quarantottenne ha detto di essere stato accoltellato da «sei operai serbi di m...», apostrofandoli proprio con quell’insulto.
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Versione poco credibile
Ma la sua versione dei fatti è poco credibile e sembra (anzi, è quasi sicuro) che si sia inventato tutto: secondo le ricostruzioni, si sarebbe fatto male da solo tagliandosi il polpaccio rompendo una porta-finestra nel tentativo di entrare nel cantiere al piano terra di un’abitazione situata in via del Bosco 34, sottostante via San Giacomo. L’uomo avrebbe sferrato un calcio al vetro procurandosi una profonda ferita.
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Però ha affermato di essere stato accoltellato. I Carabinieri, proprio per non lasciare nulla di intentato, stanno lavorando molto al caso e intendono risalire alle persone che l’uomo incolpa, così da confrontare la versione dei fatti fornita dal quarantottenne triestino con i «sei» operai serbi che accusa.
Le macchie a terra
Ripercorrendo a ritroso le tracce di sangue visibili in via San Giacomo in Monte, si notano varie macchie per terra – in alcuni punti molto dense – lungo via Paolo Diacono e la scalinata sotto. Le tracce si interrompono in via della Guardia e poi riprendono, copiose, in via del Bosco proprio fino al civico 36 (l’abitazione include anche il civico 34). Entrando nel pianerottolo è visibile la porta finestra: in basso a destra si scorge un punto in frantumi molto sporco di sangue: è la prova di come l’uomo si è ferito al polpaccio, sferrando il calcio. Dietro alla porta c’è il cantiere di un’abitazione di proprietà di una coppia di origini serbe.
L’altra verità
In altri termini: il quarantottenne triestino avrebbe tentato di rubare nel cantiere di una coppia di serbi (che ha sporto denuncia), accusando «sei operai serbi» di averlo accoltellato. Durante le perquisizioni i Carabinieri hanno trovato nella borsa dell’uomo (peraltro ubriaco) un modico quantitativo di droga.
Secondo le testimonianze sarebbe stato sorpreso pure in altre occasioni a introdursi nei cantieri in cui lavorava e da dove sarebbero poi spariti degli attrezzi.
All’arrivo del 118, che insieme all’infermiere fuori servizio gli ha salvato la vita, aveva perso due litri di sangue. Il taglio – una profonda ferita lunga dieci centimetri – gli ha sfiorato un’arteria, recidendo vari vasi. —
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