Parco e Riserva di caccia: «Un errore destagionalizzare troppo il turismo sulle Dolomiti»
Destagionalizzazione è un termine utilizzato spesso nell’ultimo periodo. Vuoi per il turismo di massa che assale le Dolomiti, e nello specifico Cortina d’Ampezzo.
Vuoi per gli esercenti, che puntano ad allungare la stagione. Ma cosa potrebbe comportare la trasformazione in alta stagione di periodi dell’anno solitamente “scarichi” o semplicemente tranquilli?
Sicuramente andrebbe ad intaccare gli equilibri della fauna locale, ma anche la vita sociale dei residenti.
Errore destagionalizzazione
«Non bisogna destagionalizzare troppo», afferma Michele Da Pozzo, direttore del Parco Naturale di Cortina. «Allo stesso tempo, non bisogna distribuire il turismo su tutto il territorio. O meglio: se viene fatto in altri paesi, che hanno un livello di turismo basso come certe zone del Cadore, potrebbe essere positivo. Non a Cortina».
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«Per adesso qui abbiamo salvato la sua natura e il Parco è riuscito a sopravvivere, nonostante questo carico turistico, proprio perché nelle fasi biologiche cruciali della fauna e quindi gli accoppiamenti, le nascite e le riproduzioni, il territorio è stato tranquillo. Ma potrebbe cambiare tutto in un attimo».
La politica del Parco delle regole
La politica del Parco delle Regole è chiara: i turisti sono i benvenuti, ma lasciamo spazio alla fauna nei periodi più delicati. «Se Cortina dovesse essere frequentata in tutti i periodi dell’anno», prosegue Da Pozzo, «perderemmo completamente tutto il patrimonio faunistico. E penso che né i turisti, né tanto meno le associazioni venatorie sarebbero contenti di questo. Se la stagione dovesse allungarsi, sarebbe ancora accettabile, ma dovrebbe essere concentrata sugli itinerari principali e prefissati, non in zone attualmente non frequentate. Questa è una politica che il Parco e le Regole seguono da sempre e che ha permesso di salvaguardare gli assetti faunistici».
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«Nessuno vuole impedire alle persone di girare liberamente», dice, «ma certamente noi non facciamo nulla per incentivare questo tema. Esistono delle isole biologiche, di tranquillità, di cui la natura ha bisogno, quindi devono rimanere».
I rischi legati al turismo di massa
«Se parliamo di frequentazione pedonale e ciclistica, tutti gli uccelli che nidificano per terra, i galliformi in particolare, soffrono. Se poi parliamo di droni, deltaplani, tute alari, ci mettiamo dentro qualunque volatile. In generale, tutti i mammiferi, compresi gli ungulati, quando vanno in amore, non devono avere persone attorno».
Periodi più delicati per la fauna
«Gli ungulati vanno in amore in autunno», dice Da Pozzo. «I cervi, da metà settembre, iniziano a bramire. A fine ottobre vanno in amore i camosci, a dicembre gli stambecchi. E quasi tutti partoriscono ad aprile o maggio. Il periodo dell’allattamento che segue, poi, è particolarmente delicato. Il turismo, per come è distribuito oggi, può ancora andare bene».
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«Se lo anticipiamo a giugno o lo allunghiamo a ottobre potrebbe essere ancora sostenibile. Andare ad occupare mesi come maggio e novembre, invece, sarebbe pesante, soprattutto in zone dove attualmente non c’è sentieristica».
Normative di salvaguardia
«In Svizzera e in Austria esistono norme per la salvaguardia dei tetraonidi», prosegue. «Limitano l’eliski fino al 21 marzo, ad esempio, non va oltre. Perché da quel momento fino a fine maggio, dovrebbe essere un periodo di riposo biologico. In generale, basterebbe non incentivare il turismo di massa fuori stagione: la pensiamo così noi e anche il Cai. Nessuno arriva in certe zone se non viene incentivato con cartellonistica e informazioni».
La Riserva di Caccia di Cortina
Al direttore Da Pozzo, fa eco il presidente della Riserva di Caccia di Cortina, Bruno Menardi: «Bisogna stare attenti a destagionalizzare, perché se non porta ad un reale alleggerimento della pressione turistica in alta stagione, va a gravare ancora di più sui periodi delicati che riguardano la fauna. Spalmare il turismo nell’arco dell’anno, magari in luoghi del Cadore bellissimi ma poco attraenti da un punto di vista mediatico, va bene. A Cortina, in stagione, abbiamo gente dappertutto. Va bene, siamo una località turistica, ma se mi fai arrivare turisti anche nei periodi più delicati, per la fauna diventa un problema».
«Non è solo una questione naturalistica, ma sociale. Per chi vive a Cortina, l’autunno, come la primavera, è l’unico momento in cui si gode la montagna. Io sono perplesso da queste operazioni di marketing, si parla tanto di territorio ma non si fa niente per tenersi stretti i giovani del posto. Se poi mi porti via anche i tre o quattro mesi all’anno dove ci godiamo la nostra montagna, diventa un problema trattenerli».