Giallo di San Giovanni a Trieste: nessun morso sul corpo di Lilly. Penelope ingaggia uno zoologo
TRIESTE «Depositeremo a breve la perizia di uno zoologo che attesterà quanto sia anomalo il fatto che il corpo di Liliana Resinovich, quando è stato trovato, non presentava ferite da morsi di animali, visto che quell’area boschiva è popolata da cinghiali e piccoli roditori». Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione Penelope e legale del fratello della 63enne, non molla. E dopo l’approfondimento tecnico chiesto e ottenuto dalla Procura sull’attività del telefono cellulare che aveva in dotazione la donna, ora depositando una consulenza che attesta la presenza e l’attività di piccoli e grandi selvatici intorno all’ex Opp, punta ad aprire un altro fronte.
Impossibile l’assenza di morsi
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«La figura che abbiamo consultato – spiega – ci dice che in quel posto è impossibile che il corpo abbi stazionato anche per pochi giorni senza poi riportare nemmeno il segno di un morso. Non c’era neppure traccia dell’impronta di un muso o del pelo di un animale sui sacchi neri: come è possibile?». A terra, in quella porzione di verde dove il 5 gennaio del 2022 era stato trovato il corpo di Liliana, i segnali di un frequente passaggio soprattutto di cinghiali è evidente. «Lo stiamo dicendo da sempre – così Gentile –: in un’indagine che è prettamente indiziaria, dare in appalto tutto alla medicina legale è stato un errore». Il legale valuta come «i risultati della prima consulenza medico legale non avevano consentito di fare chiarezza su molti punti, dalla data alla causa della morte, tant’è che si è dovuto riesumare la salma, e dopo tre anni siamo ancora nelle sabbie mobili. Questo non perché i professionisti non siano di primo ordine, anzi, ma perché a volte la scienza non offre risposte certe ma solo indizi». E se «la medicina legale non riesce a dare delle risposte – fa presente – serve mettere in campo la criminalistica, come normalmente avviene nelle vicende indiziarie».
Una rilettura dell’autopsia
Il punto è che il primo esame autoptico non aveva evidenziato l’azione di terzi. La nuova autopsia affidata all’atropologa forense Cristina Cattaneo basa parte del lavoro su una rilettura degli esisti degli esami eseguiti dopo il ritrovamento del cadavere. Sarà, ad esempio, importante sapere come Cattaneo interpreterà i segni trovati sul volto della donna. Nel merito, nella loro relazione medico legale Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli scrivevano: «Ciò non permette di affermare che la donna sia stata picchiata, essendo lesività che può anche essere accidentale o legata all’asfissia».
Le interviste del marito Visintin
«Il viso di Liliana parla – sottolinea invece Gentile –: noi abbiamo messo in campo dei medici legali che vengono utilizzati continuamente dai magistrati (Vittorio Fineschi, Stefano D’Errico e Mauro Bacci), la loro interpretazione di quelle lesività non può non essere tenuta in considerazione».
Il legale anticipa di aver chiesto alla Procura anche di acquisire le registrazioni di alcune interviste televisive rilasciate dal marito delle 63enne, Sebastiano Visintin: «Talvolta fornisce versioni differenti rispetto a quanto dichiarato nelle sommarie informazioni. Con questo non vogliamo dire che lui sia implicato nella storia di Liliana, ma ci sono delle opacità che devono essere risolte».
I legali di Penelope hanno anche affidato a un consulente un’analisi tecnica sul nodo che chiudeva il cordino attorno al collo.