La carcassa della balena ritrovata a Muggia è stata inabissata. Il decesso causato (forse) da un’infezione
MUGGIA L’epilogo si conosceva già e si è materializzato a mezzogiorno di ieri, lunedì 2 settembre: la carcassa della balena rinvenuta lo scorso venerdì sotto i pontili di Porto San Rocco è stata fatta affondare a largo del golfo di Trieste, una volta completate le analisi degli esperti per stabilire la causa del decesso e registrare alcuni dati specifici dell’animale. Ora la dinamica di quanto accaduto appare più chiara, per quanto soltanto indagini approfondite (i cui risultati si conosceranno nelle prossime settimane) permetteranno di ricostruire nel dettaglio cosa sia successo al cetaceo incagliato sulle coste di Muggia.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14594096]]
I dati
Se sul decesso, come vedremo, ci si deve limitare a formulare delle ipotesi, il monitoraggio dei giorni scorsi ha intanto restituito alcune caratteristiche generali della balenottera comune: la sua età era compresa fra i 2 e i 5 anni e, al contrario di quanto sospettato inizialmente, l’esemplare presentava entrambe le pinne.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14601326]]
Ricordiamo che a identificare per primo l’animale sotto i pontili del marina è stato un operatore subacqueo, Stefano Apostoli, benché la sua presenza fosse stata predetta a causa del forte odore emanato dalla carcassa in via di decomposizione. Una volta rimossa da Porto San Rocco – con tanto di divieto di balneazione temporaneo per ragioni igienico-sanitarie – è stata trasportata alla diga Rizzo, dove si sono svolti per l’appunto i monitoraggi da parte dell’Area marina protetta di Miramare.
Le cause del decesso
Allora, come ci è finita una balenottera di oltre dieci metri sulle coste di Muggia? «La statistica – spiega il biologo marino dell’Area marina protetta Saul Ciriaco – ci dice che la causa del decesso, quando il cetaceo muore nei pressi di un porto, è nella maggior parte dei casi un’infezione pregressa». Proprio la sussistenza o meno di un’infezione verrà appurata dal Cert di Padova nelle prossime settimane, analizzando un tassello di carne prelevato dalla carcassa. L’animale avrebbe perciò tentato di avvicinarsi alla costa in cerca di riparo, arenandosi sotto il pontile di Porto San Rocco.
Il biologo Ciriaco, in ogni caso, è molto cauto nell’avanzare delle spiegazioni. I dati finora raccolti vanno nella direzione di quanto detto poc’anzi, ma è ancora troppo presto per stabilire alcunché.
Sulla parte ventrale della balena (quella visibile nelle immagini) non sono stati riscontrati segni di collisione o ferite, cosa che tende a far abbassare le quotazioni di uno scontro mortale con un’imbarcazione. C’è poi un altro elemento che corrobora la tesi dell’infezione: un diportista di Porto San Rocco ha raccontato di aver assistito, lo scorso 24 agosto, a uno spostamento di un’enorme massa d’acqua, che ha immediatamente connesso al passaggio di un animale di grossa taglia. Poteva trattarsi, allora, della balenottera in questione, che si sarebbe incamminata ancora viva all’interno del marina transitando per la via d’accesso principale.