Fuoco nei boschi sul monte Cimadors, 400 ettari distrutti dalle fiamme: dieci persone evacuate
Sul Monte Cimadors, a Moggio Udinese, la zona è impervia, da giorni il vento alimenta le fiamme, tre elicotteri e altrettanti canadair continuano a riversare acqua sui 400 ettari già distrutti dal fuoco. Lunedì 2 settembre dieci persone hanno lasciato Moggessa di là e Monticello, due borgate quasi disabitate, incastonate nella vallata, dove nei fine settimana tornano i proprietari delle seconde case.
La sindaca, Martina Gallizia, ha firmato l’ordinanza per la chiusura della strada resa insicura dalla caduta dei sassi, che collega le due località. Intanto l’assessore regionale alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, e il governatore, Massimiliano Fedriga, hanno dichiarato lo stato di emergenza per garantire «tutte le azioni necessarie allo spegnimento delle fiamme» e stanziato i primi 400 mila euro per fronteggiare la situazione.
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Con temperature che fino a giovedì 5 settembre non accennano a diminuire, la Protezione civile è impegnata nell’attivazione di un protocollo transfrontaliero con l’Austria per consentire ai canadair di rifornirsi nel lago Weissensee, in Carinzia, anziché nel mare Adriatico, per raddoppiare l’efficacia.
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Al momento sono operativi tre punti acqua, riforniti da vasche mobili e dalle autopompe. La linea lunga 800 metri, lungo 100 metri di dislivello, realizzata ieri, dai volontari della protezione civile, dai forestali e dai vigili del fuoco, alimenta il vascone fisso di Moggessa che, normalmente viene rifornita dal troppo pieno dell’acquedotto la cui portata, però, non basta per garantire quella dei tre elicotteri.
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Il sopralluogo
Lunedì 2 settembre Riccardi e il direttore della Protezione civile, Amedeo Aristei, hanno incontrato la sindaca in municipio per poi fare il punto con il direttore delle operazioni di spegnimento (Dos) nonché coordinatore della stazione forestale di Resia, Massimo Pugnetti, al campo base di Campiolo.
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Le operazioni di contenimento sono complesse, l’obiettivo è resistere, evitando l’eccessivo allargamento del fronte, fino a giovedì quando sono previste le prime precipitazioni. Pugnetti non se la sente di escludere che le fiamme possano avvicinarsi ulteriormente alle case soprattutto di Moros, la borgata disabitata, più vicina alla lingua di fuoco.
L’incendio si sviluppa dai 400 metri di altitudine fino agli oltre mille metri del Monte Cimadors. «Si è allungato nella valle verso il Mone Sernio e rischia di interessare l’altro versante della montagna» spiega Pugnetti, nel far notare che fino alle 10 del mattino, nella valle, ristagna una cappa che annulla la visibilità e rende impossibile l’impiego degli elicotteri. Dal Centro operativo comunale (Coc) di Campiolo basta alzare lo sguardo per imbattersi a una spessa nube di fumo bianco.
Il focolaio
Il primo focolaio è stato provocato da un fulmine una quindicina di giorni fa. «L’avevamo spento e circoscritto – assicura Pugnetti – per due settimane abbiamo sorvolato la zona, anche più volte al giorno, e lanciato acqua».
La situazione è precipitata all’improvviso, dopo un violento temporale accompagnato da un vento fortissimo che ha riacceso il fuoco. «Di fronte a fiamme alte, pendenze importanti e il vento che non ci dà tregua si può fare poco» ammette sconsolato il direttore delle operazioni di spegnimento auspicando di riuscire a contenere le fiamme prima della pioggia prevista, come già detto, per giovedì. «L’incendio è in continua evoluzione, il versante più preoccupante è quello che scende verso gli abitati di Moggessa e Monticello» ripete la sindaca non senza precisare che si tratta per lo più di proprietari di seconde case rientrati tutti nelle loro abitazioni a Moggio e dintorni.
Lo scorso fine settimana, a Moggesse di là e Monticello si contavano circa 40 persone, la maggior parte si è resa conto del pericolo e già domenica sera si era messa al riparo. Ieri sera, comunque, una squadra di volontari composta anche dal personale del Comune è tornata nelle borgata per accertarsi che effettivamente non ci fosse nessuno.
L’assessore
«La situazione è senza dubbio complessa – fa sapere Riccardi – , vista la zona impervia in cui le fiamme si sono propagate e il meteo che al momento non prevede precipitazioni fino a giovedì notte. Fortunatamente non sussistono particolari preoccupazioni per la popolazione residente».
Le operazioni di spegnimento proseguono: «Continuiamo a lavorare per la messa in sicurezza dell’area, con l’apporto di tre elicotteri e altrettanti canadair, di cui uno proveniente da Genova, e la sinergia tra i volontari della Protezione civile regionale, del Corpo forestale e dei Vigili del fuoco che ringrazio per l’impegno encomiabile dimostrato anche in questa occasione».
Nella mattinata di martedì 3 settembre saranno tutti di nuovo impegnati in quella che si profila essere una vera e propria lotta contro il tempo per fermare le fiamme prima che lambiscano le borgate storiche.