Cellulari e minori, l’intellighenzia dem s’appella al governo per una stretta. Ma Valditara &co. non erano “retrogradi”?
Minori alle prese con cellulari e social: attori e pedagoghi s’appellano al governo per chiedere una stretta e i relativi divieti di legge. Valditara torna alle iniziative sul campo proposte dall’esecutivo e contestate dalle opposizioni, e s’interroga: ma non eravamo retrogradi? Procediamo con ordine. La questione, come noto, s’intreccia a un dibattito in corso da tempo, su cui è arrivato il giro di vite del ministro Valditara con la stretta sugli smartphone a scuola.
In queste ore, però, la discussione in corso – in barba alla caccia all’untore su divieti, prescrizioni e norme restrittive – si aggiorna alla lunga lista di personalità del mondo della pedagogia, della psicologia e del cinema, che al governo chiede di più: «Vietare ai minori di 14 anni di avere uno smartphone e proibire agli under 16 di aprire un profilo sui social media». Con buona pace dell’educazione familiare e del ricorso a metodi pedagogici da attuare caso per caso, e casa per casa, e con l’intellighenzia radical chic che chiede al governo di intervenire: con il braccio potente e volitivo della legge.
Cellulari, social e minori: attori e pedagoghi si appellano al governo
E allora, un coro di voci autorevoli, provenienti dal mondo della pedagogia, della psicologia e dello spettacolo, si leva per chiedere al governo un intervento più deciso: vietare per legge l’uso di smartphone ai minori di 14 anni e l’accesso ai social media prima dei 16. L’appello, firmato tra gli altri da Daniele Novara, Alberto Pellai, Anna Oliverio Ferraris, Silvia Vegetti Finzi, Paola Cortellesi, Alba Rohrwacher, Luca Zingaretti e Stefano Accorsi, parte da una constatazione allarmante: il dilagare della dipendenza da smartphone e social media tra i giovanissimi. Un fenomeno che, secondo gli esperti, ha conseguenze negative sia a livello di sviluppo cognitivo che di socializzazione. E l’elenco dei nomi di esperti e artisti, mirato a dare forza scientifica e popolare all’appello rivolto al governo Meloni, lungo e blasonato.
La richiesta emergenziale indirizzata all’esecutivo, da sempre sul pezzo
Un coro eterogeneo di voci che, guardandosi attorno nell’inquietante universo digitale –in cui, scrive Repubblica, «un terzo dei bambini usa il cellulare ogni giorno e quattro pre-adolescenti su dieci stanno, anche se non potrebbero, su Instagram e TikTok» — scopre come e quanto l’impossibile riesca a diventare realtà. Di qui la richiesta emergenziale indirizzata all’esecutivo, da sempre sensibile all’argomento e con il ministro Valditara notoriamente in prima linea sul tema e sulle sue interconnessioni che sfociano anche in altri ambiti. Non solo governo e ministro, peraltro protagonisti dalla prima ora di un dibattito che, proprio in queste ore, si inserisce in una discussione internazionale sempre più accesa sui rischi dell’uso indiscriminato di smartphone e social media da parte dei minori.
La precisazione di Calenda
Perché dai social, lo stesso leader di Azione, Carlo Calenda, sul punto ha tenuto a precisare ai colleghi dell’opposizione, che «abbiamo già depositato una proposta di legge che va esattamente in questo senso. Chiedo nuovamente a Giorgia Meloni e Elly Schlein di prendere in carico questo problema. Lavoriamoci insieme». In nome di quello che i firmatari dell’appello rivolto all’esecutivo, definiscono non «una presa di posizione anti-tecnologica». Ma «un atto d’amore verso le nuove generazioni».
Cellulari e minori, Valditara: ma le nostre iniziative non erano “retrograde”?
Un messaggio, guarda caso, perfettamente in linea con quanto sancito in iniziative e dichiarazioni dal ministro Valditara che, tornando sulla questione, commenta: «Mi fa piacere che i maggiori pedagogisti italiani confermino la bontà di quanto da noi a suo tempo deciso: dicembre 2022 – divieto di uso non didattico del cellulare in tutte le scuole; luglio 2024 – divieto dell’uso del cellulare anche a scopi didattici fino alla terza media. L’appello al Governo di così tanti e tanto illustri pedagogisti smentisce chi a suo tempo (e ancora di recente) ha banalizzato la nostra iniziativa, arrivando ad accusarci di essere “retrogradi”».
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