L’ex essiccatoio di Ronchi senza un futuro fra rifiuti, crolli e verde incolto
Non è decisamente un eco mostro. Anzi. L’edificio è di una certa imponenza, questo si, ma potrebbe tornare a mostrarsi nella sua originaria eleganza, con i mattoni rossi in bella vista: ha una sua forte personalità ed è di pregevole fattura architettonica. Peccato sia, ormai da anni, abbandonato, sempre più malconcio, cadente. Spesso “violentato” dai vandali che vi trovano riparo. Ma è anche qualcos’altro. E un suo recupero, visti i costi che comporterebbe, appare al momento più che mai improbabile. Si tratta dell’ex essicatoio tabacchi di via San Lorenzo. Da sempre è proprietà privata quindi, come detto, è difficile che chi lo possiede possa decidere di spendere tanti soldi per rimetterlo in sesto. Ma fa davvero male vedere quella possente palazzina deperire ogni giorno di più.
Crollata la recinzione
Nei mesi passati era crollata anche la recinzione, quella realizzata con i muretti in pietra di cui Ronchi dei Legionari è ricca. Il tetto è in parte collassato, la vegetazione si è impadronita ormai di tutto l’edificio e anche le aree esterne sono di una bruttura della quale se ne farebbe volentieri a meno. Anche qui cresce il malcostume di chi lo utilizza come una vera e propria discarica.
Edificio storico
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L’ex essiccatoio tabacchi fa parte del passato della cittadina, un passato nel quale Ronchi dei Legionari aveva una vocazione prettamente agricola, ma con qualche industria che lentamente faceva capolino. Il progetto originario fu depositato l’8 maggio 1923 dal Consorzio Tabacchicultori, e risulta timbrato dal Consorzio cooperativo per l’essiccamento e la vendita del Tabacco Kentucky. Si prevedeva la realizzazione di una struttura a impianto basilicale, con tre navate. Quella centrale era destinata alla distribuzione. Erano stati previsti due livelli, così da permettere il raggiungimento delle capriate al fine di appendere le filze da essiccare. Le navate laterali furono ripartite in sei celle, a pianta quadrata, nelle quali svolgere l’essicazione vera e propria. Il complesso venne utilizzato da subito come deposito per lo stoccaggio e l’essiccazione del tabacco. Negli anni Venti la produzione del tabacco ebbe uno sviluppo esponenziale, motivo per cui si giustificò il progetto per l’ampliamento dell’essiccatoio, depositato in Comune il 7 aprile 1924.
Le proposte di recupero
La nuova porzione prevedeva così la realizzazione di dieci celle, cinque per lato, con impianto e caratteristiche architettoniche pressoché identiche alla porzione originale. Alcuni anni fa spuntò un’interessante proposta. Purtroppo un sogno nel cassetto. Un’operazione non solo di archeologia industriale, quella che era stata elaborata nella tesi di laurea in Architettura dalla dottoressa Federica Ferrigno, discussa nel 2021 all’Università di Trieste.
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Centro polifunzionale
Il titolo della tesi spiegava bene quale potesse essere l’obiettivo. “Ex essiccatoio di Ronchi dei Legionari: un nuovo centro polifunzionale”. Da una stima fatta allora servirebbero tra i due e i 2,5 milioni di euro per far voltar pagina a questo enorme edificio e per trasformarlo in spazi per il coworking, l’incubazione d’impresa (microimprese e attività giovanili correlate all’industria del Mandamento) e anche la cultura. In seguito alla crisi che ha investito la tabacchicoltura, gli essiccatoi nel Medio Friuli furono chiusi. Le due porzioni furono divise e acquistate da due proprietari: quella originaria fu destinata a deposito e vendita di materiali isolanti, mentre la parte più recente fu destinata alla vendita e al deposito di pavimentazioni, tappezzerie, tendaggi e affini.