Maxi polo logistico a Casale bocciato, chiesti danni per otto milioni
Le sei società private che hanno depositato i tre diversi ricorsi contro la decisione del Comune di archiviare il piano urbanistico attuativo del maxi polo logistico previsto lungo la Jesolana, vicino al confine con Quarto d’Altino, chiedono all’ente un risarcimento danni che sfiora, in totale, gli otto milioni di euro.
La guerra legale innescata nei giorni scorsi da alcuni proprietari delle aree e da altre società connesse, oltre a trasferire sul piano giuridico la questione del progetto di trasformazione urbanistica, previsto su un’area da 500 mila metri quadrati, fortemente contestato da comitati, associazioni e forze di opposizione, rischia anche di trasformarsi in una spada di Damocle che pende sui conti dell’amministrazione comunale.
Con un’ulteriore beffa: alcuni dei soggetti che hanno impugnato la delibera con cui la giunta guidata da Stefania Golisciani ha dichiarato l’improcedibilità del piano, sono gli stessi nei confronti dei quali il Comune di Casale sul Sile lamenta il mancato versamento pluriennale dell’Imu per valori milionari.
Andando con ordine, partiamo dalla Stf, nome completo: Società trevigiana finanziaria immobiliare e di partecipazione.
Questa srl, che fa riferimento all’immobiliarista Enzo Zugno, è titolare del 37% dei terreni dell’area. Nel suo ricorso Stf (assieme a International Spc e la Due) lamenta un danno economico di almeno cinque milioni di euro. Ma in questi anni proprio la Stf non ha certo brillato per essere una puntuale pagatrice: il Comune nei suoi confronti ha emesso accertamenti Imu (Imposta municipale unica) per oltre un milione di euro.
In più la stessa società, quei terreni su cui puntava a realizzare i capannoni per il colosso della logistica Vailog, se li è pure visti pignorare da Amco, società di recupero crediti che lavora sulle sofferenze post crac delle banche venete. In merito a questa procedura esecutiva (alla quale, essendo un creditore, si è insinuato d’ufficio anche il Comune) è in programma domani il quarto tentativo di vendita tramite asta.
Il Gruppo Grigolin, attraverso l’immobiliare Quadrifoglio (nome che per ora non ha certo portato fortuna) è titolare del 18% delle aree ed è promotore di un altro ricorso nel quale si lamenta una minusvalenza di 1,8 milioni di euro. Dal canto suo l’amministrazione rivendica nei loro confronti Imu non incassato per 300 mila euro.
Altro ricorso è stato presentato dall’immobiliare Al Mulino (titolare del 9% delle aree) e dalla Parco Tematico (una srl che avrebbe dovuto fungere da consorzio) che lamentano rispettivamente 930 mila euro e 34 mila euro di danni. La prima di queste è destinataria di accertamenti Imu per 46 mila euro.
C’è poi il caso del Centro Fornaci, società che fa riferimento alla famiglia Barbieri che era inizialmente parte della cordata dei proponenti del maxi polo ma che non ha impugnato al Tar la delibera di archiviazione licenziata dalla giunta Golisciani nell’aprile scorso.
Tra il Comune e il Centro Fornaci sono aperti diversi contenziosi tributari: l’ente nei loro confronti in questo caso lamenta di non aver incassato Imu per 850 mila euro.
La partita del maxi polo, naufragata anche per i disaccordi interni ai proponenti, ora è campo di battaglia per avvocati e contabili.