Triestina calcio, dopo i tre ko serve chiarezza
Il pesantissimo ko contro l’Atalanta non è solo una sconfitta ma segna una lacerazione interna ed esterna alla Triestina che va, per quanto possibile, immediatamente contenuta.
Sul campo i giovani bergamaschi hanno disposto a loro piacimento dei più esperti (sulla carta) alabardati, capaci solo di una timidissima reazione durata cinque minuti, e per il resto alla mercè degli avversari. I cinque gol subiti, l’umiliazione sofferta dal pubblico presente (e dagli altri appassionati), i tre punti in classifica dopo tre ko di fila (e il quarto in precedenza con il Trento in Coppa Italia) che significano guardarsi alle spalle anziché pensare all’obiettivo promozione, paradossalmente sono gli aspetti meno preoccupanti.
Con un atteggiamento più accorto, con il ritorno di alcuni giocatori, contro avversari meno freschi e con 34 gare ancora da disputare si può rimediare. La società tuttavia deve battere un colpo.
Non basta scaricare, se lo farà ma finora ha la fiducia, un allenatore voluto fortemente dal club come Santoni. Sarebbe solo un capro espiatorio, in piena incoerenza con il progetto, e non risolverebbe il problema di fondo.
Il tecnico deve avere un tempo ragionevole per sbagliare e fare le dovute correzioni.
Serve invece che il club faccia pubblicamente chiarezza. Perché nessuno ce l’ha con gli americani e con il loro progetto, anzi, ma i tifosi e la città hanno diritto di sapere il pensiero del club su un iter tecnico-sportivo che non sta funzionando e rischia di affondare.
IL TECNICO
Santoni ha le sue idee e l’appoggio della società. Lui stesso dice che i giocatori non hanno capito come si gioca in C. E lui stesso è la prima volta che sul campo si confronta con questa categoria. Visionare e analizzare video fa parte di un indubbio bagaglio professionale ma altra cosa è vivere la terza serie dalla panchina e trovare nell’immediato i correttivi quando la squadra arranca. In C si gioca sporco, sull’errore dell’avversario (e quindi bisogna evitarne il più possibile), si conquista il possesso vincendo i duelli uomo contro uomo, i giocatori devono essere reattivi e posizionati nel modo adeguato per andare sulle seconde palle. Non è calcio d’accademia e bisogna digerirlo pur senza assuefazione. Trovare un equilibrio tra manovra e solidità non è semplice nemmeno per i più esperti.
LE INCOGNITE
Ad aggravare la situazione c’è l’organico al momento a disposizione del tecnico. Mancano entrambi i terzini sinistri da un mese. Dal mercato non è arrivato almeno un centrale difensivo sinistro. Frare è stato preso sapendo che doveva rimettersi in sesto da un infortunio non banale. Servivano quattro esterni avanzati di cui due che possano giocare a piede invertito e capaci di puntare alla porta e ce n’è uno solo non adattato, quel Vicario che è fuori fase e viene quindi utilizzato pochissimo. La società diceva che era necessaria una punta esperta (Novakovich e Bortolussi inseguiti invano) ed è arrivata una quasi punta Olivieri che, si è appreso in extremis, non può essere schierato per motivi burocratici.
I CHIARIMENTI
Ecco su tutti questi temi sarebbe opportuno che la società ci mettesse la faccia. Non solo ma il ds Donati è stato sollevato dal giorno alla notte dall’incarico e a due settimane di distanza, la scelta non è stata motivata né è dato sapere se il club stia cercando un sostituto. Questa mancanza di comunicazione da parte del club a partire da fine gennaio è coincisa (è solo casuale?) con una deriva di risultati, gioco e frattura con i tifosi sfociata nelle contestazioni in crescendo. Un chiarimento è necessario per intraprendere una strada di condivisione all’interno e all’esterno. Lo faccia il presidente Rosenzweig, l’ad Stella, il dg Menta o tutti insieme. Insomma facciano come ritengono più opportuno purché lo facciano. E lo facciano in fretta. Per i tifosi, per la città ma soprattutto per la “loro” Triestina. —