Ottant’anni fa l’invasione dei Cosacchi in Friuli e furono violenza e terrore
Popolazioni cosacco caucasiche collaborazioniste dei nazisti, dopo una lunga estenuante ritirata che li aveva condotti, combattendo contro i partigiani di mezza Europa dell’est, dalla Russia meridionale all’Italia attraverso l’Ucraina, la Bielorussia e la Polonia, furono trasportati in Friuli per partecipare insieme a contingenti tedeschi e della Repubblica di Salò alle operazioni anti partigiane “Klagenfurt” contro la Zona Libera del Friuli Orientale, e “Waldaufer” contro la Repubblica Partigiana della Carnia.
In attesa di una promessa riconquista della Russia da parte dei tedeschi avrebbero fatto del territorio montano e pedemontano friulano la loro CosaKenland in nord italien.
Il 20 luglio del 1944, con un treno proveniente da Udine, giunse alla stazione di Carnia un primo contingente di cosacchi, un’avanguardia con i loro inseparabili cavalli.
Altri numerosi arrivi si ebbero sempre a luglio e poi ad agosto e a settembre del 1944; l’operazione di trasporto fu lunga e complessa.
Erano contingenti armati con le famiglie, i carri ed i cavalli al seguito, avevano affrontato un viaggio estenuante, tanti di fatto avevano compiuto soltanto l’ultima tratta del loro percorso sui treni tedeschi, gran parte del viaggio l’avevano fatta su carri e cavalli, a passo d’uomo.
Alla fine di settembre si poteva affermare fossero giunti una cinquantina di convogli ferroviari presso la stazione di Carnia con almeno 2.500 carri ferroviari carichi anche di civili e masserizie di ogni genere e migliaia di cavalli e alcune decine di cammelli.
Altre stazioni di riferimento furono quella di Gemona e di Pontebba. Da Stazione di Carnia, inizialmente, cosacchi e caucasici si divisero dirigendosi, alcuni gruppi a nord verso Amaro, altri a sud verso Osoppo.
Nel periodo che precedette le grandi operazioni anti partigiane di settembre e ottobre, una parte si accampò nei pressi di Amaro e nelle località limitrofe e tra il Tagliamento e la fortezza e il paese di Osoppo, un’altra parte nei pressi di Gemona insediandosi anche in alcuni edifici pubblici del paese, come l’edificio scolastico.
Prima sede del comando militare cosacco del generale in capo Domanov fu scelta proprio Gemona, successivamente la capitale cosacca sarebbe stata Tolmezzo.
Le popolazioni al seguito delle truppe erano molteplici oltre ai cosacchi del Don, del Kuban, del Terek vi erano alcune comunità provenienti dalla Siberia, vi erano gruppi che venivano dalla Georgia, dall’Armenia e dal Caucaso: azeri, osseti, turchestani, circassi, cabardini, abatini, ingusceni, draghestani e piccoli gruppi di altre etnie asiatiche minori.
Decine di migliaia di uomini in arme ma anche di donne bambini e anziani si trovarono nella disorganizzazione più totale, stanchi per un viaggio estenuante a cercare una prima sistemazione.
Le vettovaglie distribuite dai tedeschi furono poche, saltuarie, comunque sempre insufficienti, tanto che molti squadroni a cavallo iniziarono a razziare nelle campagne innanzitutto quanto di commestibile poteva essere portato via per mera sopravvivenza loro e dei cavalli, ma anche quanto di prezioso potevano sottrarre alla gente friulana.
L’invasione e la successiva occupazione dei paesi si svolse nella violenza e nel terrore. Vi furono numerose vittime anche tra la popolazione civile carnica, case incendiate, chiese profanate, fattorie saccheggiate interi paesi messi a ferro e a fuoco.
Nel prendere possesso fisico delle abitazioni spesso i cosacchi procedevano a ulteriori violenze e furti. L’invasione fu portata avanti dalle due diverse componenti quella cosacca e quella caucasica, distinte per tradizioni, usi, costumi ed anche religione: cristiano ortodossi e musulmani.
Pertanto l’occupazione militare cosacca della Carnia nel suo insieme procedette attraverso due separate zone di influenza operativa e poi di possesso; la parte più settentrionale, comprendente i distretti di Paluzza, Forni Avoltri, Ravascletto e Paularo, fu gestita da soldati e popolazioni di origine caucasica sotto il comando militare del generale Sultan Ghirey-Kitsch, la parte meridionale, che comprendeva le zone di Tolmezzo, Verzegnis, Villa Santina, Pesariis, ma anche Ampezzo e Forni di Sotto, fu occupata dai soldati e dalle popolazioni di origine più propriamente cosacca sotto il comando militare dell’Atamano Domanov.
Furono approntati 44 presidi per il controllo dell’intero territorio montano carnico e della pedemontana friulana.