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2024

Cardiologia di Ivrea, il sindacato: «Ora ha i numeri per avere piena autonomia»

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IVREA. Chiuso da una settimana per consentire la ristrutturazione dei locali e l’installazione di un nuovo angiografo, grazie a circa 590 mila euro di fondi Pnrr, il servizio della cardiologia interventistica è stato rimodulato. A Ivrea non si fanno quindi più le emergenze, gestite dal numero unico dell’emergenza 112 grazie alla collaborazione delle aziende sanitarie e degli ospedali limitrofi e continuando a utilizzare il sistema telematico di refertazione degli elettrocardiogrammi per garantire l’invio dei pazienti nella sala di emodinamica più vicina in quanto, nelle fasi acute, la tempestività della cura dell’infarto è riassunta bene dall’espressione usata dalla comunità dei cardiologi: il tempo è muscolo. Il trattamento di pazienti, invece, che necessitano di procedure di cardiologia interventistica, ma non in regime di emergenza/urgenza saranno sì ricoverati in cardiologia a Ivrea, ma poi trasferiti a Ciriè (da cui dipende comunque organizzativamente l’emodinamica di Ivrea) e, in caso di sovraffollamento, a Chivasso.

L’assenza del servizio per tre mesi, però, rilancia la discussione sulla cardiologia di Ivrea, i servizi e le potenzialità. Attenzione, però, non siamo nella situazione di 15 anni fa, quando il territorio dovette organizzarsi con raccolta firme, dibattiti e una ampia sensibilizzazione territoriale perché Ivrea avesse il proprio laboratorio di emodinamica. Troppo distante da Torino per i casi urgenti, in cui una manciata di minuti fa la differenza tra la vita e la morte, punto di riferimento di un’area territoriale ampia, Ivrea riuscì a ottenere il servizio nell’arco delle 24 solo dal maggio 2016, dopo oltre quattro anni di iniziative, incontri, annunci e problemi.

OTTO ANNI DOPO

Ora il contesto è totalmente diverso. Oggi il dibattito è che le condizioni sono cambiate e la cardiologia di Ivrea ha tutti i numeri per una propria autonomia che le consentirebbe di sviluppare ulteriormente la propria attività. Per lungo tempo accorpata a Ciriè, secondo il modello gestionale previsto dall’atto aziendale dell’Asl/To4 del 2015, nel 2019 ha recuperato l’autonomia con un proprio direttore di struttura complessa, ma non per l’emodinamica. A fine 2019, quando arrivò il direttore Walter Grosso Marra, i cardiologi rimasti erano tre. Oggi, oltre a lui ce ne sono 12, altri due arriveranno a breve e il piano del fabbisogno del personale medico redatto dall’Asl/To4 e approvato dalla Regione indica in 17 il numero dei cardiologi necessari. Con quel numero, Ivrea sulla carta potrebbe avere autonomia totale e avviare un discorso legato all’ospedale di territorio di Cuorgnè. Anche i numeri dell’attività, raccontano una storia: 656 ricoveri nel 2020, 538 coronarografie diagnostiche e 641 procedure di emodinamica. Due anni dopo, i ricoveri sono saliti a 845, con 673 coronarografie diagnostiche e 803 procedure. Nel 2023 le prestazioni sono cresciute rispettivamente dell’8% e del 15%. E nel primo semestre 2024 si sono eseguite 529 coronarografie diagnostiche ed eseguite 657 procedure.

E QUINDI?

E quindi ora Ivrea sarebbe pronta per una nuova fase di piena autonomia che consentirebbe al gruppo di Grosso Marra di sviluppare nuovi temi e rilanciare la rete cardiologica aziendale (Ivrea, Chivasso, Ciriè). In un clima mai completamente sopito di aree che gravitano intorno ai tre ospedali cardine in un clima di concorrenza, l’autonomia di Ivrea non andrebbe in realtà a sottrarre nulla, ma si adeguerebbe solo a situazioni cambiate nell’arco del tempo, compresa quella legata alle normative sulla reperibilità di medici secondo il contratto. E poi, c’è un elemento ulteriore, più culturale: nel momento in cui a Ivrea si lavora per la progettazione di un nuovo ospedale che, se non si perdono colpi, vedrà la luce tra dieci anni, si apre una discussione sul contenuto di un ospedale necessariamente sì generalista e spoke, ma capace, con gli altri, di caratterizzarsi su alcuni temi e servizi che possano essere attrattivi e capaci di generare un rapporto di fiducia con il territorio.

LE PROSPETTIVE

Luigi Ricca è decano dei sindaci eporediesi e fu uno dei primi amministratori, 15 anni fa, ad avviare la mobilitazione per l’emodinamica a Ivrea: «Sicuramente è necessario approfondire questo tema. La cardiologia, in questi anni, ha saputo crescere e diventare un punto di riferimento ed è tempo di affrontare l’argomento». Anna Zanelli presiede il Comitato per l’ospedale di Ivrea, gruppo che sostiene le attività e aggrega idee e iniziative: «Ben venga l’adeguamento tecnologico e il potenziamento delle attrezzature, ma è necessario anche adeguare i processi organizzati per garantire il massimo dell’efficienza e delle possibilità». Giuseppe Summa, Nursind, è dello stesso parere: «Credo ci sia lo spazio e sia il momento di rivedere l’atto aziendale e di renderlo aderente ai bisogni di salute su questo punto. Attualmente non vi risponde più perché, rispetto ad anni fa, sono cambiate le condizioni. Ivrea è un ospedale molto distante da Torino, la cardiologia ha fatto un percorso e ora ha i numeri per essere autonoma. Bisogna utilizzare questo momento di stop delle attività per i lavori per avviare una discussione».




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