Bioplastiche, un nuovo progetto per ridurre lo scarto da discarica
Come trasformare una criticità in una opportunità didattica, ambientale ed economica. Ci pensa l’Università di Padova, insieme a numerose aziende del territorio.
Il progetto InnoDABio, realizzato in collaborazione con Fondazione Cariverona, Etra Spa e BTS Biogas Srl, è un’iniziativa pionieristica che punta a rivoluzionare la gestione delle bioplastiche nei rifiuti organici urbani.
Nel “secchio marrone”, tra bucce di banana e gusci d’uovo, ci finiscono anche le cosiddette bioplastiche (come bicchieri, posate e borse), composte generalmente da acido polilattico (PLA) e amido termoplastico (TPS).
Essendo considerate rifiuti organici sono destinate alla digestione anaerobica (un processo biologico nel quale, in assenza di ossigeno, la sostanza organica contenuta nelle biomasse viene trasformata in biogas) o al compostaggio.
Questo metodo di smaltimento è ammirato e riprodotto in tutto il mondo, anche se presenta delle problematiche. La degradazione di questi materiali può, infatti, essere lenta e difficoltosa. Una parte rimane sopra le maglie di separazione dei rifiuti. È il cosiddetto sopravaglio, che deve essere smaltito in discarica, che aumenta costi e inquinamento.
«La sfida» rivela Franco Lusuriello, ceo BTS Biogas Srl, «è riuscire a convertire in biogas le sempre più crescenti quantità di bioplastica presenti nell’umido urbano. Bisogna sviluppare soluzioni enzimatiche innovative per decomporla, o quantomeno ridurla. Questo progetto è nella prospettiva di uno sviluppo e di un miglioramento in molti ambiti, a partire da quello ambientale. A beneficiarne saranno sicuramente le generazioni future» continua.
Il piano è volto quindi a ridurre lo scarto di umido da smaltire, accelerare la biodegradazione e ad aumentare la produzione di biogas. L’impegno dell’ateneo sarà quello di sostenere i partner industriali attraverso l’uso di strumentazioni avanzate e la ricerca nei laboratori all’avanguardia nel campo delle biotecnologie.
«InnoDABio rientra nell’ambito della Terza Missione dell’Università, per il potenziamento di politiche e progetti che favoriscono la valorizzazione della conoscenza con un impatto sulla cittadinanza» sottolinea la prorettrice Monica Fedeli, «Il suo scopo è non solo applicare concretamente la ricerca scientifica per affrontare sfide ambientali ma contribuisce anche alla crescita economica e al benessere sociale dei cittadini».
In questo modo istruzione, ricerca e innovazione viaggeranno sullo stesso piano.
«Questa iniziativa dimostra come la collaborazione sia la chiave per rispondere alle sfide di oggi» afferma Filippo Manfredi, direttore generale di Fondazione Cariverona, «siamo chiamati a unire le forze per ideare soluzioni innovative per costruire un futuro sostenibile. Come Fondazione il nostro compito è mettere a disposizione risorse, creare reti di conoscenza e condividere competenze per rendere più rapida ed efficace la transizione verso nuovi modelli di sviluppo» conclude.
Collaborare con l’Università di Padova è un’opportunità che molte aziende colgono, consapevoli della sua importanza nazionale e internazionale grazie a studenti impegnati ogni giorno nello studio e nella ricerca in ambiti avanzati.
Una di queste è Etra, che dal 2023 beneficia del rapporto con il Dipartimento di Agronomia e il Dipartimento di Ingegneria dei Polimeri.
Flavio Frasson, presidente della società, conferma: «È fondamentale una tensione continua al miglioramento e allo sviluppo, che si fonda costruendo relazioni strategiche con soggetti quali Unipd e BTS Biogas, che fanno della ricerca uno dei propri tratti identitari».
Una volta selezionata la tecnologia più efficiente si svilupperà un prototipo di impianto per poter testare su scala pilota il processo di conversione del sopravaglio in biogas.