Chiede che gli vengano pagati gli arretrati: operaio minaccia di buttarsi dal tetto di un palazzo a Paularo
All’ombra di una gru automontante, la stessa della settimana precedente. Sulla sommità di una palazzina, rieccolo. Un uomo, un operaio di nazionalità egiziana, minaccia il peggio: buttarsi, farla finita.
Il motivo, sarebbe quello impugnato pochi giorni prima, quando un episodio simile si era andato a consumare sempre all’interno del medesimo cantiere privato. Fortunatamente, senza conseguenze.
È andata in egual nel pomeriggio di martedì 17 settembre, a Paularo. In pieno centro, siamo in via Roma. A spingere il protagonista di questa triste vicenda sul tetto di un edificio, a un passo dall’estremo gesto, una diatriba lavorativa. Questione di soldi, soldi mancanti.
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L’uomo, dipendente al servizio dell’impresa operativa in loco, avrebbe lamentato l’incompiuto pagamento di alcuni arretrati da parte del proprio titolare. Un fatto simile era stato registrato, con identiche modalità, pochi giorni prima. Senza conseguenze. Da qui la disperata replica. Richiesta o risoluzione? Con questo dubbio il sipario si riapre sulla località situata nel cuore della Carnia.
Rieccolo perciò l’uomo. Sotto di lui un ponteggio, con tavole, fermapiedi e tutti gli accessori imposti dalla legge. Da un lato le reti anticaduta, di quelle che nulla potrebbero contro un gesto estremo, volontario.
Una scena che non è passata inosservata. La gente inizia pian piano a raccogliersi, arriva la chiamata ai soccorsi: rispondono i carabinieri di Tolmezzo, intervengono anche i vigili del fuoco, come da prassi, in questi casi. Da una parte il negoziatore designato, lì per risolvere la questione facendola volgere al meglio. Dall’altra i pompieri, con il loro telo, pronti a intervenire, nel caso in cui ciò si dovesse rendere necessario.
La contrattazione comincia quando da poco sono scattate le 14. La zona viene ben presto delimitata dalla forze dell’ordine, entrate in azione. Tensione, professionismo e umanità. L’idea, però, è quella che tutto possa chiudersi con un lieto fine. Il tempo tuttavia scorre. Momenti, minuti di attesa. Ore: più di un paio quando, finalmente, l’uomo si lascia convincere. Scende. Per carabinieri e vigili, la seconda missione compiuta nel giro di una settimana. Il telo, inutilizzato, viene riposto. La speranza quella di non doverlo nuovamente tornare a spiegare.