Coraggio e passione: «L’intelligenza artificiale non minaccia l’occupazione, il fattore umano è indispensabile»
L’intelligenza artificiale non costituisce una minaccia per l’occupazione. Tanto più di fronte al calo demografico che nei prossimi anni farà venir meno fette importanti di lavoratori attivi.
Sarà un utile strumento d’integrazione del lavoro, specie per alcune mansioni, ma non potrà sostituire la creatività, il cuore, l’intuizione che sono e resteranno patrimonio dell’uomo. Come le soft skills, da allenare dalla più tenera età.
Il confronto uomo-calcolatore finisce per il momento 1 a 0. Almeno a sentire Anna Mareschi Danieli, vicepresidente di Abs, Paolo Fantoni, presidente dell’omonima azienda produttrice di pannelli di Osoppo, e Germano Scarpa, presidente di Biofarma, che martedì 17 settembre, a Villa Manin – moderati da Luca Piana, vicedirettore di Nord Est Multimedia, che pubblica questo giornale –, hanno scandagliato uno dei temi chiave per il futuro delle imprese, quello delle risorse umane. Strategico quanto complesso in un momento di cambiamento come quello che stiamo vivendo, chiamato a tenere insieme riduzione demografica, avvento dell’intelligenza artificiale e aspettative dei lavoratori che cambiano.
A Villa Manin gli imprenditori soffiano dunque via il temuto spettro legato agli effetti che l’intelligenza artificiale potrebbe avere sull’occupazione. Scarpa lancia la palla a distanza di almeno mezzo secolo. «Per i prossimi 50 anni la centralità dell’uomo non sarà messa in discussione», afferma con convinzione, lui che insieme alla moglie ha fondato un’azienda di integratori a Mereto di Tomba e che una volta cresciuta ha saputo “farsi da parte”, per il bene dell’azienda, e aprire il capitale a un fondo di private equity consentendone la crescita. Intuizioni, scelte, che sono appannaggio dell’imprenditore. Per dirla con Scarpa: «La differenza la fa crederci anche quando sembra impossibile. E questa è una dote umana, che sarà difficile da replicare».
A Biofarma è valsa un balzo in avanti esponenziale: oggi l’azienda conta su tre stabilimenti in Italia, uno in Francia, uno in Usa e uno in Cina. «Abbiamo creato una massa critica che non solo ci ha permesso di far lievitare il fatturato, ma anche di attirare manager» ha aggiunto Scarpa annunciando, per i prossimi tre anni, una previsione di crescita per il gruppo fino a 700 milioni di fatturato.
«Per mantenere l’uomo al centro dell’impresa – ha concluso – dobbiamo averne una competitiva, innovativa, libera di applicare il proprio pensiero e non costretta da mille regole inutili».
Redditività e valore aggiunto sono per Mareschi Danieli le chiavi per aumentare salari e garantire evolute misure di welfare, elementi di sicura attrattività per i lavoratori (anche per quelli giovani che spesso scelgono di andare all’estero).
Giovani, anzi, giovanissimi che a sentire la vicepresidente di Abs dovrebbero essere educati da scuola e famiglie alle soft skills fin da piccoli: «Perché oggi paradossalmente è più facile aggiornare una risorsa umana su una competenza tecnica, se c’è base fertile, piuttosto che sulle soft skills, che devono essere insegnate ai ragazzi in precedenza».
Parliamo di capacità di problem solving, pensiero critico, comunicazione, atteggiamento positivo, leadership. «Al problema demografico aggiungiamo programmi scolastici obsoleti ed educatori che hanno competenze non aggiornate» è andata all’affondo Mareschi Danieli che volgendo poi lo sguardo alle famiglie ha evidenziato l’importanza di mettere i figli in condizione di fare esperienze all’estero, di confrontarsi con altri mondi, altre dimensioni, altre esperienze. Compresa la flessibilità nel lavoro, quella che – ha raccontato Scarpa – negli Stati Uniti passa dalla scatola di cartone consegnata ai neoassunti per il momento in cui lasceranno l’azienda.
Fantoni, sottolineando che occorre fare attenzione a non attribuire significati esorbitanti all’intelligenza artificiale, che essenzialmente «è solo un’estensione della capacità di calcolo», ha poi spostato l’attenzione sul calo demografico e la conseguente necessità di efficientare costantemente le tecnologie al fine di recuperare produttività: «Ogni energia va spesa per cercare di qualificare il lavoro, ridurne la quota manuale, specie quella a basso valore aggiunto, cercando di rafforzare la competitività aziendale consentendo la creazione di reddito». Oltreché sulla costante innovazione tecnologica, Fantoni ha puntato anche sulla verticalizzazione del gruppo. «Gli ultimi investimenti li abbiamo fatti sulla logistica, garantendoci la sicurezza delle forniture, acquisendo una società con 150 autisti e aprendo sul territorio nazionale diverse piattaforme per la raccolta del legno di riciclo».
In tempo di digitalizzazione spinta, le risorse umane restano dunque centrali. Un messaggio arrivato ieri forte e chiaro. Anche nel messaggio video inviato per l’occasione da Diana Bracco, presidente dell’omonimo gruppo storicamente presente a Torviscosa: «Anche nell’era dell’AI l’uomo avrà nelle imprese un ruolo centrale, le persone continueranno a esserne la vera ricchezza ».
Ai saluti di apertura, affidati al vicepresidente reggente di Confindustria Udine, Piero Petrucco, e al presidente della Cciaa di Pordenone Udine, Giovanni Da Pozzo, è seguito l’intervento dell’assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, che evidenziando i dati positivi del Friuli Venezia Giulia, sia in termini di occupazione che di export, ha spronato la folta platea di imprenditori nordestini a non fermarsi. Come del resto intende fare la Regione: «Insieme alle associazioni di categoria – ha fatto sapere l’esponente della giunta di Massimiliano Fedriga – stiamo mettendo in piedi un piano di sviluppo che guarda ai prossimi trent’anni con una serie di obiettivi che puntano alla crescita dimensionale delle nostre imprese, alla rivisitazione del mercati target per le esportazioni, alla formazione e all’innovazione».