Trovata una trappola per i lupi: a Valbelluna cacciatore a processo per bracconaggio
Serve una superperizia nel processo ad Alessandro Paluselli, già membro del Comitato bellunese cacciatori. Nell’udienza di ieri in tribunale, Annarita Lorenzini del laboratorio di Grosseto non ha deposto come consulente della Procura della Repubblica, ma come ausiliario di polizia giudiziaria. Era stata incaricata di confrontare tre campioni: due pezzi di testa di cervo e un terzo tessuto, che poteva essere compatibile con uno dei due pezzi o anche nessuno. Il risultato è che lo è con uno e la probabilità è molto alta, indicando lo stesso profilo genetico.
Le accuse contro Paluselli
Paluselli è accusato di aver preparato un sito illegale per la cattura di lupi con lacci e una mezza carcassa di cervo usata come esca, circondata da gamberi. Gli animali catturati sarebbero morti per asfissia da strangolamento o per lesioni agli arti intrappolati. Un lupo è stato effettivamente trovato morto, portando la Polizia provinciale a indagare. Le analisi scientifiche hanno isolato il codice genetico prelevato sull’impianto di cattura, che ha portato all’identificazione di Paluselli.
Il ruolo del Dna e le indagini
Il campione genetico prelevato è stato confrontato con quello trovato nell’abitazione di Paluselli. Il DNA coincideva, fornendo un riscontro decisivo per contestare il reato di uccisione di animale e la violazione dell’articolo 30 della legge 157 del 1992, che punisce chi abbatte o cattura specie protette con mezzi vietati.
Le richieste della difesa
Paluselli è difeso dagli avvocati Massimo Montino, Antonio Prade e Giulia Sofia Aldegheri. La difesa ha chiesto tempo per nominare un consulente tecnico proprio, poiché i reperti esistono ancora. La pubblica accusa ha risposto con un consulente del tribunale. La nomina del perito è fissata per il 5 novembre.
Le parti civili nel processo
Due le associazioni costituite parte civile: l’Anpana (Associazione nazionale Protezione animali, natura e ambiente) e la Lega per l’Abolizione della caccia, rappresentate dall’avvocato Francesco De Bona. Il processo nasce dall’opposizione a un decreto penale di condanna, ma la Procura ritiene di avere prove sufficienti per dimostrare la colpevolezza di Paluselli, nonostante l’uomo si proclami innocente.