“Ho una malattia genetica molto rara, l’amaurosi congenita. Trovare la cura non sarà facile ma a Londra fanno ricerca. Nella musica vedo i colori”: Petra Magoni Bollani si racconta
Si chiama Frida Bollani Magoni, ha 20 anni ed è la figlia di Stefano Bollani e Petra Magoni. Musicista, soffre dell’amaurosi congenita di Leber, una malattia della retina di origine genetica e molto rara che comporta una perdita progressiva dei fotorecettori retinici a partire dai primi mesi di vita. Un piacere vederla su Rai Tre assieme al papà e alla di lui moglie Valentina Cenni nel programma Via Dei Matti numero Zero quandò suonò divinamente. Ora la pianista ha scritto un libro, La Mia Musica e si è raccontata al Corriere della Sera. Una certezza: “Io non voglio essere come i miei genitori o superarli, io voglio essere me stessa. Però da mio padre forse ho preso lo stile pianistico, tutto suo: solo una volta l’ho scambiato con Chick Corea, infatti è bellissimo quando suonano insieme. Da mia madre ho imparato tanti trucchi del mestiere, come stare sul palco, fare una bella scaletta o il sound check”.
Due genitori e una vita immersa nella musica, a soli 3 anni Frida ha capito di avere l’orecchio assoluto: “Se ne accorse mia madre. Le avevo chiesto di cantarmi un Mi mentre stava guidando e non riuscì a trovare la nota, che invece cantai io. Lei la registrò e la fece sentire al suo contrabbassista, Ferruccio Spinetti, che confermò”. Ma non è stato solo un ‘dono’, questo, perché Frida racconta che a scuola veniva “un po’ bullizzata: quando qualcuno ha un talento particolare, gli altri lo devono mettere alla prova, un po’ di invidia c’è sempre, no? Ora lo faccio in automatico”.
Per la giovane e talentuosa musicista la musica ha dei colori che cambiano “a seconda delle sensazioni che trasmette” e quando le viene chiesto se affronterebbe un intervento rischioso per riavere la vista, risponde: “Su questo la mia opinione è cambiata nel tempo. Ho una malattia genetica e ci sono pochissime persone nel mondo con un gene identico al mio, quindi trovare una cura non sarà facile. Ma anche fatto l’intervento, servirebbe una lunga riabilitazione. Però chi lo sa. A Londra stanno facendo ricerca. Non vorrei fare la cavia, però se ci fosse una terapia le darei una possibilità”. La tecnologia, la aiuta? “C’è chi usa Alexa, io uso Google Home. A Milano potevo accendere e spegnere lo scaldabagno quando volevo. Però quelle sono cose che vengono dopo: prima c’è la conoscenza dei tuoi spazi e poi i trucchi per fare le cose, come cucinare, io amo fare le torte. Questo non mi impedisce di sbattere sulle porte“. Tra dieci anni, quando sarà ancora giovanissima, Frida si immagina “musicista, viaggiatrice, produttrice musicale, nomade e casalinga allo stesso tempo. E mamma”.
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