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Октябрь
2024

Estate da “Piani B”: «Promuoveremo le montagne meno conosciute»

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“El Caregon del Padreterno” piuttosto che la “Trinità”? Proprio così per la Fondazione Dmo Dolomiti. È arrivato il tempo di offrire immagini, e quindi richiami nuovi alla comunicazione. Anziché le Tre Cime di Lavaredo o il lago turchino di Sorapis, perché non far galoppare l’interesse mediatico sul Pelmo oppure sul Civetta, o ancora sulla Marmolada? E perché non far sapere che sulle Dolomiti esistono tanti altri laghi attrattivi oltre a quello ai piedi del Sorapis? Elisa Calcamuggi, direttrice marketing della Dmo, proprio questo nuovo orizzonte sta indagando insieme al vertice. E ieri ne ha parlato a margine di un convegno di “Oltre le Vette”, in tema di comunicazione.

L’estate ha dimostrato, ancora una volta, che i siti iconici delle Dolomiti sono presi d’assalto (comprese le Alte Vie Alpinistiche 1 per 2), mentre altri itinerari soffrono la desertificazione. «Per fortuna», ha sospirato qualcuno nelle sale di Palazzo Bembo, che ha ospitato l’evento. Si pone invece l’esigenza, anzi l’urgenza, come hanno ammesso i relatori : il professor Umberto Martini dell’università di Trento Elisa Calcamuggi appunto, Mauro Pascolini professore di geografia all’università di Udine e componente del Comitato scientifico della Fondazione, il direttore del parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo Michele Da Pozzo e la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco Mara Nemela – di distribuire arrivi e presenze sul territorio. Ovviamente orientando l’ospite, fin dalla comunicazione.

Chi può negare il fascino, ad esempio, delle Vette Feltrine, oppure della Foresta del Cansiglio, dei sentieri del verde Comelico (cantato dal Carducci) e delle chiese dell’Oltrepiave per non dire di quelle del Cadore? La Dmo ha censito i 19 Uffici Turistici di cui dispone sul territorio e si prepara a una nuova campagna di sensibilizzazione del turista dalla prossima primavera. «Prepareremo tanti Piani B, Iat per Iat, da partecipare all’ospite che avrà la cortesia di affacciarsi ai nostri sportelli. Gli operatori», anticipa Calcamuggi, «verranno preparati a essere “ambasciatori” di percorsi a piedi o in bici, di rifugi, certo anche sentieri attrezzati, di laghi e soprattutto tesori d’arte e luoghi di cultura, oltre che laboratori di artigiano e finanche ristori che valorizzano la cosiddetta “periferia”, che tale però non è, perché non ha nulla da invidiare alla centralità iconica».

La prossima sarà dunque un’estate dei Piani B, come prima risposta all’overtourism. Si sa, ad esempio, che la prima montagna tenuta in considerazione dai promotori della candidatura delle Dolomiti a Patrimonio dell’Umanità non sono state le Tre Cime, ma il Pelmo? Eppure mai “el caregon” è stato promozionato nel mondo quanto la “Trinità”. La comunicazione corretta, responsabile, diciamo pure virtuosa, è la prima sfida che la Fondazione Dolomiti Unesco si pone insieme ai tanti soggetti con cui collabora, dalla Dmo al Cai, passando pe le istituzioni. Mara Nemela, la direttrice si dice infatti convinta che «non l’informazione ma una puntuale comunicazione di un determinato territorio a fini promozionali può incidere in modo determinante sia sugli aspetti quantitativi, come il governo dei flussi, sia su quelli qualitativi, come la sostenibilità e l’autenticità dell’esperienza vissuta dagli ospiti, tanto più in un contesto fragile come quelle delle Dolomiti Patrimonio Mondiale».

Ecco il punto: si diceva sopra degli uffici turistici e dei Piani B che andranno a proporre. «Insisteremo molto sulle proposte che coltivano e valorizzano l’esperienza», anticipa la responsabile marketing della Dmo. «Quale esperienza puoi avere se ti ammassi in coda lungo il sentiero del Sorapis o sulla strada delle Tre Cime? Senza nulla togliere alla iconicità di questi luoghi».

La Fondazione Dolomiti Unesco – tiene a precisare Nemela – non si occupa di marketing ma degli effetti del marketing sul bene, quindi abbiamo coinvolto tutti i soggetti interessati nello studio dell’impatto dei messaggi e delle immagini che vengono veicolate dai diversi strumenti di comunicazione e come è possibile incentivare il rispetto e la consapevolezza dei visitatori. La riflessione di ieri pomeriggio è un punto di partenza. «Vogliamno sollecitare un utilizzo consapevole e responsabile delle diverse forme di comunicazione adottate da tutti i soggetti direttamente coinvolti, al fine di indurre modalità di fruizione dei territori turistici della montagna dolomitica coerenti con i principi e i valori del riconoscimento Unesco». Magari rigettando gli influencer che spesso sono all’origine della congestione che si verifica nei siti più frequentati? «Possono andar bene anche gli influencer, anzi, ma vanno responsabilizzati di una comunicazione… responsabile, appunto. Una comunicazione che trasmetta anche l’importanza della consapevolezza, della prudenza in montagna e della responsabilità nei confronti del Patrimonio».




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