Autovelox killer di Cadoneghe, sarà processato il vigile che lavorava con il comandante Moro
Finiranno a processo gli autovelox killer della vecchia Statale del Santo, già tolti di mezzo nell’estate di un anno fa da un Fleximen del luogo rimasto sconosciuto.
Un processo destinato a partire dimezzato il prossimo 16 aprile davanti al giudice monocratico di Padova, Valentina Verduci. Già perché ci sarà un solo imputato dopo la morte dell’ex comandante della Polizia locale di Cadoneghe, Giampietro Moro, 64 anni, deceduto a causa di gravi problemi cardiaci nonostante un trapianto di cuore avvenuto alcuni mesi fa.
Chi va a processo
A giudizio è stato rinviato l’unico imputato rimasto, l’agente Ilnur Mattia Ferracin, 32enne di Rubano (difeso dall’avvocato trevigiano Marcello Stellin), accusato di falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici (un reato che era stato contestato in concorso a Moro, chiamato anche a rispondere di tentata concussione nei confronti del sindaco Marco Schiesaro e di altri due componenti di giunta).
Lo ha deciso il gup padovano Maria Luisa Materia che ha accolto la richiesta di spedire a processo il vigile, formulata dal pubblico ministero Benedetto Roberti titolare dell’indagine. Via libera pure a tutte le costituzioni di parte civile, già preannunciate: quella di sette automobilisti multati, difesi rispettivamente dagli avvocati Stefano Tigani (ne assiste quattro, di cui uno multato 14 volte), Stefano Coluccio (due) e Rosa Incorvaia (uno); e quella del Comune di Cadoneghe (tutelato dal professor Alberto Berardi).
Le parti civili
Accesa la discussione in udienza preliminare: da una parte la pubblica accusa (compresi automobilisti e Comune) pronta a sostenere la legittimità di quelle costituzioni; dall’altra la difesa, ferma nel negarlo per togliere di mezzo la possibilità di richieste di risarcimento dei danni. Alla fine è passata la prima tesi e le parti civili saranno presenti al processo: gli automobilisti hanno già domandato da 380 euro a 2500 euro di danni. Il difensore Stellin ha rivendicato il diritto del suo assistito a una difesa piena, rifiutando qualsiasi rito alternativo.
E ha ricostruito la vicenda processuale, spiegando che Ferracin aveva denunciato quanto poi emerso dall’indagine: per ben quattro volte (l’ultima il 23 agosto 2023) sarebbe stato costretto dal superiore Moro (è la sua versione) a rifare il verbale relativo al corretto funzionamento degli autovelox installati nelle due carreggiate di via Del Santo.
L’indomani a un altro superiore gerarchico avrebbe rivelato l’accaduto, comunicato al sindaco il 23 agosto quando era stato chiamato nel suo ufficio. Insieme sarebbero poi andati nella stazione dei carabinieri. Il Comune, comunque, si è costituito contro l’agente. E in aula il pm ha ribadito che Ferracin, in quanto pubblico ufficiale, avrebbe dovuto resistere a eventuali richieste illecite. Moro era accusato di aver fatto pressioni per ottenere una promozione (con uno stipendio più alto in vista del pensionamento) sul sindaco e due assessori, facendo leva sulla valanga di multe provocate dai due autovelox.
La sua posizione è stata stralciata per essere dichiarata estinta per morte del reo (è la formula)