Ragazzo picchiato nel parco di via del Mulino a Monfalcone: individuato l’aggressore
Mettere assieme fotogramma dopo fotogramma, cucire alle inquadrature utili le indagini vecchio stampo del poliziotto che consuma le suole sul marciapiede, attende e verifica. Fino a chiudere il cerchio. Così, dopo settimane di indagini, ha ora un nome il presunto aggressore di via del Mulino che la sera di San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti, aveva picchiato un 22enne al parco col cane – un giovane Amstaff – in una delle sue passeggiate di routine per portar la bestiola a sgranchir le zampe. La persona, identificata dagli agenti del Commissariato di via Foscolo dopo un lavoro che certosino è dir poco, è un ronchese di origine campana, sulla trentina, occupato in una ditta del territorio. Quella sera era giunto in via del Mulino, zona del centro Belforte, su una bicicletta, assieme a una bambina. Per questo, a tutela della minore, si omettono le generalità dell’uomo, deferito per l’ipotesi di lesioni: gli atti ora al vaglio della Procura per eventuali sviluppi.
Malmenato lo scorso agosto
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La vittima, seguita dal Cisi e attualmente occupata in uno stage professionale, proprio sotto l’egida del Consorzio isontino servizi integrati, era stata brutalmente malmenata il 10 agosto. Picchiata a tal punto da riportare una prognosi di 30 giorni. Volto tumefatto, occhi pesti, ecchimosi sparse sulla parte superiore del corpo, la frattura composta alla spalla. Omero destro.
Il 22enne monfalconese, affetto da disabilità cognitiva, s’era a un certo punto trovato con le mani di un individuo a lui sconosciuto strette attorno al collo. E poi di nuovo giù, sulla ghiaia, colpito da una gragnuola di calci e pugni. Fino – ed è l’ultimo frammento di quegli istanti poi descritti su queste colonne dal padre del ragazzo come un’insensata, cieca violenza – a restare con «la testa sbattuta ripetutamente sulla panchina». Solo il provvidenziale “diversivo” di una terza persona, estranea, affacciatasi al giardino dopo le urla del ragazzo per intimare di desistere al presunto aggressore, appunto il ronchese, aveva interrotto l’azione. Così il trentenne aveva ripreso la bici, accomodato al seggiolino la bambina in tenera età e s’era dileguato.
Le minacce del campano di Ronchi
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Il seguito, presto detto. Verso le 21.30 erano arrivate due volanti del Commissariato. Gli agenti avevano cominciato a ricostruire la scansione dei fatti, intercalati anche da minacce («T’aggio accidere», ovvero «Ti uccido»). Successivamente, nel più stretto riserbo tutt’ora mantenuto, avevano recuperato ogni immagine delle telecamere installate nell’area, al fine di dare un nome all’ignoto. Erano emersi, alla base dell’aggressione, screzi in merito al cane, all’epoca di 10 mesi e forse visto come un pericolo dal 30enne, benché l’Amstaff, come riportato dal padre della vittima, non fosse neppure intervenuto in difesa del padrone. A riprova dell’innocuità. Tra l’altro, sempre stando al genitore, al parco prima dell’arrivo dei due non c’era nessuno, sicché il figlio s’era chiuso il cancelletto alle spalle e aveva lasciato libero il cane per la corsa. La barriera del recinto a frapporre l’animale da possibili contatti. A fronte delle rimostranze, il 22enne aveva tuttavia fatto il gesto di prendere il guinzaglio per legare il cane, di modo che pure la bimba potesse accedere al giardino. Non aveva fatto in tempo, era scattata la violenza.
Il giovane seguito dallo psicologo
E ora come sta, il giovane? Replica il papà, che ha «incaricato un legale, Stefano Grassi, di seguire la vicenda»: «Ha ancora un po’ di problemi alla spalla e il medico gli ha prescritto di non sollevare pesi superiori ai 15 chili, ma tutto sommato, da un punto di vista fisico, s’è abbastanza rimesso e ha iniziato uno stage». Quello che invece impensierisce è la reazione emotiva. «Sta andando dallo psicologo per affrontare lo choc», spiega il papà. «Capita si metta a piangere – aggiunge –: il fatto gli ha provocato ansia e un certo avvilimento». Anche per tal motivo, la famiglia non intende lasciar cadere nel vuoto il caso: ha dato mandato all’avvocato di valutare la «costituzione di parte civile in un eventuale procedimento». Fermo restando la presunzione d’innocenza fino all’ultimo, ipotetico grado di giudizio.—