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Октябрь
2024

Il Gattamelata a Padova sarà smontato. Finanziatori privati per i restauri

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La diagnosi sul Gattamelata di Donatello è un corposo report di 300 pagine. La sintesi è che il monumento sta meglio di quello che sembrava dalla prima indagine, addirittura le sue condizioni sarebbero «buone».

Si passa dunque alla fase numero tre: il cavaliere sarà disarcionato dal cavallo e separato a sua volta dal basamento perché tutti gli elementi possano essere analizzati dall’interno con tanto di campioni di materiali prelevati per decidere come proseguire con il restauro vero e proprio.

Il nuovo cantiere partirà probabilmente con l’inizio del nuovo anno, non si sa ancora se restando sul sagrato o spostandosi all’interno del museo Arrigo Boito.

Infine resta aperta la questione finanziamenti: la Delegazione ha finanziato la mappatura della statua; il ministero la campagna diagnostica, ed ora? Il rettore della Basilica, Antonio Ramina, fa sapere che si sono resi disponibili alcuni finanziatori privati.

Le condizioni del Gattamelata

Parliamo di un capolavoro di Donatello: la statua equestre di Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, fu commissionata dal Senato Veneto e dalla vedova del condottiero allo scultore fiorentino nel 1446 e poi completata nel 1453.

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È uno dei più celebri capolavori della statuaria rinascimentale europea e il primo grande monumento bronzeo realizzato dopo l’età classica. Il progetto intensivo di studio e analisi diagnostica strumentale (condotto nel 2024 dopo i rilievi e le ricognizioni del 2023) è stato condotto dalla Soprintendenza in collaborazione con la Delegazione Pontificia, l’Università di Padova (Centro Interdipartimentale Beni Culturali) e l’Istituto Centrale del Restauro (Mic) e con il contributo finanziario del Ministero della Cultura (Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio).

La complessità degli studi dipende da più fattori: intanto sono 36 elementi di bronzo fusi con distinte matrici; inoltre nei secoli non è stato fatto nessun intervento manutentivo, né della statua, né del basamento in pietra.

Per di più ci sono stati due spostamenti durante le grandi guerre che avevano lo scopo di proteggere l’opera, ma il trasferimento – con l’uso di funi e strumenti inadeguati – ha finito per peggiorare la situazione.

Tuttavia la prima conclusione è ottimista: «Le condizioni del Gattamelata sono discrete, perfino buone», assicura l’architetto Luigi Oliva, direttore del Mic. «Il Monumento presenta le tipiche forme di degrado delle sculture in bronzo esposte all’ambiente ma il suo stato di conservazione complessivo può considerarsi discreto, non avendo l’opera mai ricevuto alcun intervento conservativo e avendo inoltre subito due movimentazioni in occasione delle Guerre Mondiali».

Insomma il bronzo ha subito la corrosione tipica della sua natura, ma a fare i danni veri sono stati l’inquinamento e l’azione dell’uomo che voleva proteggerlo.

I passi precedenti

Dopo che la Delegazione Pontificia (proprietaria dell’opera) aveva aperto il caso due anni fa, mettendo le risorse per mappare il monumento (lavoro eseguito nei dettagli dal famoso restauratore fiorentino di metalli e opere in bronzo Nicola Salvioli), era scoppiato il caso con l’allora sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi.

Per quest’ultimo ad occuparsi del restauro (e delle indagini) doveva essere il Ministero e di mettere l’opera al chiuso non se ne doveva neanche parlare. Quindi sono arrivati i 150 mila euro da Roma, bastati solo per le successive indagini.

E adesso si è punto e a capo: servono altri contributi, che siano pubblici o privati.

Il soprintendente Vincenzo Tinè spiega: «Procederemo in maniera scientifica grazie a esperti internazionali del calibro della professoressa Rita Deiana, direttrice del Centro Beni Culturali di Unipd; del professore Gilberto Artioli, grande esperto di bronzi. Ma il quadro generale è buono».

Il futuro

«Adesso concentriamoci sul restauro – aggiunge Tiné – Sarà la Delegazione ad affrontare i costi del progetto esecutivo e dell’esecuzione dei lavori, ma il Ministero sarà certamente disponibile a dare una mano. La prima decisione sarà se lasciare i lavori sul sagrato oppure spostarli al chiuso – al museo Boito –, poi sarà necessario restaurare e consolidare l’opera e infine programmare un piano di manutenzione. Non da ultimo l’aspetto sismico: il basamento dovrà essere antisismico, sia pensando a eventi importanti, sia alle vibrazioni del traffico contemporaneo




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