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Октябрь
2024

Operaio morì nell’autoclave: Corvezzo patteggia un anno

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Ha patteggiato un anno di reclusione Giovanni Corvezzo, 43 anni di Oderzo, figlio di Renzo, ex presidente del Treviso Calcio, e amministratore della Società Agricola Fratelli Corvezzo srl di Cessalto, presso la quale il 14 dicembre del 2022 perse la vita Dritan Mecaj.

Il patteggiamento è stato concesso dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare delle indagini sulla tragedia avvenuta alla Corvezzo Winery, dopo che l’assicurazione dell’azienda agricola ha risarcito moglie figlio della vittima di origine albanese. Il dipendente, 43 anni, morì asfissiato in un’autoclave dell’azienda vinicola.

La procura della Repubblica contestava a Corvezzo l’accusa di omicidio colposo. In particolare “per non aver valutato il rischio per il dipendente di lavorare all’interno di un’autoclave” e “per non aver individuato misure di prevenzione e protezione individuali da adottare per quel particolare tipo di lavori”, nonché per non aver individuato “le mansioni che espongono i lavoratori a quel rischio specifico e che richiedono una riconosciuta capacità professionale, una specifica esperienza, un’adeguata formazione ed un idoneo addestramento”.

Inoltre, il sostituto procuratore Massimo De Bortoli contestava a Corvezzo di non aver preventivamente provveduto che l’operaio “fosse legato con una cintura di sicurezza e vigilato per tutta la durata del lavoro svolto all’interno dell’autoclave e di non averlo munito dei necessari apparecchi di protezione”.

La tragedia risale alla tarda mattinata del 14 dicembre 2022 quando Mecaj e un collega stavano lavorando su una nuova autoclave dell’azienda. Ad un certo punto, l’operaio albanese, accorgendosi probabilmente che c’era qualcosa che non andava, decise di introdursi all’interno della cisterna attraverso la botola di ispezione che si trovava nella parte bassa dell’autoclave.

Una decisione che gli costò la vita. La botola, infatti, serve per pulire l’interno della cisterna e vi hanno accesso solitamente gli operai delle ditte specializzate che vi entrano con maschere e bombole d’ossigeno.

Mecaj, probabilmente, contava di uscire rapidamente dalla cisterna vuota, ma così non fu. In genere, all’interno delle cisterne vi è una percentuale d’ossigeno inferiore al 17 per cento, con una maggiore concentrazione di anidride carbonica. Senza ossigeno il cervello va in anossia e si perdono i sensi.

È quello che successe all’operaio albanese. Dopo pochi istanti, si sentì male e non riuscì più a uscire dalla cisterna. Il collega che era con lui lanciò presto l’allarme al 118 ma ogni tentativo di rianimare Mecaj risultò inutile.

Poi le analisi dello Spisal e l’autopsia confermarono la morte per asfissia del 43enne albanese. Mecaj, sposato con una connazionale e padre di un ragazzino di 13 anni, viveva da anni a Cessalto.




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