Il presidente della Triestina Rosenzweig: “Abbiamo commesso errori, ora cambiamo: il progetto va avanti”
Da Atlanta a Trieste viaggio numero 13 in poco più di un anno. Stavolta però la missione transoceanica del presidente Rosenzweig ha una valenza diversa. C’è da mettere ordine o almeno accendere una luce per risollevare una Triestina finita in fondo al tunnel. Una delegazione dei tifosi lo aspetta. C’è anche un confronto civile con il dg Menta nel garage dello stadio. «Adesso noi siamo i nostri risultati, e i nostri risultati sono “shit”. Io sono il primo ad avere la responsabilità» dice il presidente.
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«Abbiamo commesso errori, capisco la frustrazione dei tifosi che è anche la nostra, reagiremo ma il nostro progetto va avanti. Noi e loro avevamo altre aspettative e i risultati non sono arrivati ma adesso prima di tutto pensiamo a uscire da questa situazione. Ho capito che ci sono stati anche problemi di comunicazione e mi impegno a venire più spesso a Trieste, specie nei momenti difficili».
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L’assunzione di responsabilità, le parole concilianti ma anche la chiarezza non hanno mai fatto difetto al presidente. Però le responsabilità sono soprattutto in capo al settore tecnico guidato da Alex Menta. Il Club, oltre all’arrivo di mister Clotet, prevede un rinforzo dei quadri nei quali, dalla cacciata di Morris Donati, manca un ds?
«Stiamo valutando delle professionalità che ci aiutino a comprendere più in profondità la situazione e soprattutto che diano un contributo ad ottenere buoni risultati con continuità. Ma il management ha lavorato duro e continuerà a farlo, su questo non ho dubbi ed è una garanzia per il nostro progetto nonostante il momento sia difficile. Io comunque valuto i fatti e sono sempre pronto a cambiare qualora i fatti mi dimostrino l’errore nelle mie convinzioni» sottolinea il numero uno alabardato.
Sulle questioni tecniche non risponde nel rispetto della delega conferita a Menta rinviando il tutto a una conferenza stampa dopo la partita nella quale sarà ufficializzato Clotet per rispetto al duo Marimo-Ciofani («li ringrazio per l’ottimo lavoro» dice il pres).
Ma le perplessità sulla gestione dell’area sportiva restano. Perché il budget di primo livello messo a disposizione non è garanzia di successo ma stride con l’ultimo posto in classifica. Così come i tre allenatori e staff sotto contratto. Un extra-budget che Rosenzweig sembrava non voler sottoscrivere. «Ci abbiamo riflettuto e ho dato l’ok perché riteniamo necessario un cambio di rotta per invertire il trend negativo. Voglio sottolineare comunque che nonostante i 20 milioni già investiti il nostro progetto pluriennale va avanti, è sostenibile anche finanziariamente».
Quindi non ci sono all’orizzonte dei nuovi ingressi? In questi giorni si è parlato di un interessamento dalla Russia. «Da mesi ricevo richieste di entrare nel fondo e questo grazie anche all’attrattività che esercita Trieste. Ma la Triestina è e resta al 100% di Lbk e non è in vendita. Se dovesse cambiare qualcosa sarò il primo a comunicarlo».
Le garanzie date dal presidente sulla solidità del club sono un punto fermo da non sottovalutare ma non sono sufficienti a giustificare la crisi tecnica e di risultati che sono la linfa vitale per un’azienda sportiva. «Lo sappiamo bene e non ci nascondiamo. Capisco la sofferenza dei tifosi e chiedo loro di essere vicini alla squadra. Loro sono una parte fondamentale di questo progetto. La procedura per la costruzione del Centro sportivo la segue Sebastiano Stella ma sta andando avanti, così come quella per la gestione dello stadio. Tra quattro mesi saremo a buon punto sul piano formale e burocratico. Il nostro obiettivo resta quello di vedere il Rocco pieno». Adesso a dir la verità è semi-vuoto e anche contestante. E la penalizzazione è stata anche un’altra mortificazione.
«Anch’io sono sorpreso dispiaciuto per il punto in meno ma ho dato mandato di fare ricorso, come è successo sul caso Olivieri. Per quanto riguarda la mia inibizione la struttura societaria è strutturata in modo tale che non ci siano conseguenze». Tutto apprezzabile ma ora servono i fatti e la paura di tornare in D serpeggia in chi l’ha già provata. «Noi andremo avanti anche se si andasse in D. Ma non ci andremo». —