Con il pancione al night club, la perversione per le donne in gravidanza
L’attrazione sessuale per le donne incinte è una delle tante forme di perversione e prende il nome di maiesiophilia. È un’attrazione legata al pancione delle future mamme, tanto strana quanto in realtà comune, una forma di eccitazione che può partire anche solo nel vedere il rigonfiamento tipico del ventre, fino a desiderare di avere un rapporto sessuale con donne gravide.
Melissa Russa Machado, la 29enne italo-brasiliana che si è sbarazzata della figlia neonata gettandola nel water e poi affogandola, era al nono mese di gravidanza e ancora lavorava nel night “Serale club” di via Borgo Padova, a Piove di Sacco.
Le indagini
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La Procura, che ha aperto un fascicolo per il reato di sfruttamento della prostituzione e ha iscritto nel registro degli indagati i due nuovi gestori dell’attività, un cittadino cinese e uno rumeno, vuole vederci chiaro anche su questo aspetto.
Melissa, così come le altre ragazze che lavoravano nel club privato, si prostituiva? Se sì dava parte del suo compenso ai due gestori? Il fatto poi che fosse in avanzato stato di gravidanza, con un pancione ormai molto evidente, la rendeva “merce rara” per i clienti e dunque anche più “cara” e “redditizia”?
In ambienti dove le donne vendono o sono costrette a vendere il proprio corpo non è così comune trovarne di incinte e con il pancione. Queste ultime, però, sarebbero molto ambite dagli uomini che hanno questo tipo di perversione sessuale. Che non solo sono disposti a sborsare cifre molto più alte per poterle avere ma fanno anche diversi chilometri per raggiungere i luoghi dove queste “esercitano”.
È possibile dunque che grazie a una sorta di passa parola tra clienti affezionati di night club, Melissa, proprio in virtù del suo stato interessante, attirasse nell’ultimo periodo molti più clienti? E che questo abbia fatto guadagnare di più ai gestori dell’attività?
Sono tutti punti che verranno chiariti dagli inquirenti, partendo in primis dal dare risposta alla domanda se al “Serale Club” si prefigurasse o meno il reato di sfruttamento della prostituzione.
Dentro i night club
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In ambienti particolari, come quelli dei night club, il confine è purtroppo molto labile. Ciò che fanno le ragazze che ci lavorano è spesso border line. Se infatti in un locale di lap dance, ad esempio, le ragazze ballano sul palo in intimo e al massimo forniscono spettacolini privati ai clienti che consumano una bottiglia nel privè, senza mai però venire toccate, nei club privati e night la cosa è un po’ diversa.
Le donne che ci lavorano spesso sono vestite di tutto punto e non in intimo. Si fanno offrire da bere dai clienti, chiacchierano con loro e li intrattengono, e infine possono decidere di proseguire la serata altrove, ovviamente a pagamento.
Il fatto che la nottata termini con un rapporto sessuale non è detto che configuri però un reato. Se la donna si fa pagare la prestazione dall’uomo in questione, intascandosi tutta la somma di denaro, al massimo può incorrere in guai fiscali. Se invece i soldi che guadagna dalla sua prestazione li deve dividere, o addirittura consegnare, a una terza persona, come può essere il proprietario del locale, allora in questo caso si configura il reato dello sfruttamento della prostituzione.
Tornando al “Serale Club” di via Borgo Padova ciò che risulta chiaro è che sia un circolo privato, dove chi entra deve essere socio e avere la tessera. All’interno si trova un bar, ci sono dei divanetti e anche tre quattro pali per la lap dance. Ci sono privè e le foto diffuse sui social immortalano ragazze che ballano poco vestite. In che modo lavorassero e anche con che tipo di contratto di lavoro, sono aspetti che dovranno essere chiariti dall’inchiesta aperta in Procura