Padova, chiusura delle Poste: «Una desertificazione, lasciamo indietro gli anziani»
Poco smart e ancora abituati a pagare i bollettini allo sportello, sono gli anziani le prime vittime della razionalizzazione degli uffici che Poste Italiane ha previsto in città entro il 16 dicembre. Saltano quattro sedi in centro storico (piazza De Gasperi, Portello, Bassanello e Zona industriale nord), e sei passano a orario ridotto in provincia, aprendo solo la mattina.
La reazione, da parte di alcuni dei principali Comuni coinvolti nel riordino (sono Abano, Selvazzano, Vigonza, Montagnana e Limena), legge subito nella novità un sinonimo di desertificazione sociale e dei servizi essenziali, il tutto a favore di una digitalizzazione di massa troppo brusca e incurante di comunità dove l’indice di vecchiaia è in crescita.
Per ogni under15 Abano conta 2,5 over65: «Non siamo assolutamente contenti di questa riorganizzazione», chiarisce il sindaco di Abano Federico Barbierato, «La popolazione necessita di servizi di prossimità che invece via via scompaiono, e proprio le poste risultavano carenti. Per quattro volte ho tentato di ottenere dai vertici dell’azienda il trasferimento dell’attuale ufficio in via Matteotti in uno spazio più grande, adeguato alla domanda, ma non ho ancora ricevuto una risposta ufficiale».
Il primo cittadino aveva suggerito di affrontare la questione nell’ambito della nuova urbanizzazione, durante i primi mesi del 2025, e posato gli occhi sull’area davanti alla chiesa di San Lorenzo. «Spero che la riduzione oraria non faccia saltare a priori la proposta di ampliamento in termini di metri quadri», confida Barbierato, «le code agli sportelli dicono inequivocabilmente qual è la situazione».
Relazioni umane compromesse
Non meno irritato è il sindaco di Selvazzano, Claudio Piron: «Solitudine e senso di abbandono. Oltre al taglio ai posti di lavoro (che Cgil stima a una cinquantina tra città e provincia, ndr), l’obiettivo perseguito dall’operazione di Poste, così come dalle banche che ritirano bancomat dal territorio, è ormai solo quello di alzare i propri utili a spese della qualità della vita dei cittadini», puntualizza, «Come il resto del Paese, anche Selvazzano invecchia rapidamente, ed è chiaro che ridurre il lavoro e la presenza di sportelli fisici mini la possibilità di convivenza civile, elevando di contro il malessere esistenziale della fascia di popolazione più fragile. Un front office che abbassa presto, se non definitivamente, le saracinesche, significa anche relazione di fiducia e reciprocità che viene a mancare».
Sono già arrivate le prime lamentele. «Ma le amministrazioni locali non riescono, sole, a farsi carico del problema», continua Piron, che denuncia le storture della manovra e chiede all’Anci di puntare i piedi: «costano di più gli interventi sociali che poi dobbiamo mettere in campo per sostenere la gente, per la maggior parte analfabeta online, abituata al suo operatore di fiducia e senza gli strumenti per destreggiarsi con app e servizi solo telematici».
Sul tavolo delle associazioni iscritte all’albo comunale di Selvazzano è già in progetto diffondere un’alfabetizzazione informatica a chi, essendone privo, è più esposto a truffe, soprusi, esclusione. Domanda cautela ai grandi gruppi il sindaco di Padova, Sergio Giordani: «Anche se il processo di digitalizzazione è irreversibile, nazionale, e fuori dalla nostra competenza, l’obiettivo resta mantenere la capillarità dei servizi alla persona».
La mappatura di Ascom
Azioni di bilancio che migliorano la marginalità di singole realtà, in questo caso di Poste, dovrebbero coordinarsi con gli equilibri dell’ecosistema urbano in cui si trovano, e non spogliarli. Questa la tesi.
«Faremo una mappa degli uffici esistenti per capire quali poste hanno un bacino d’utenza più elevato, e condivideremo il report con Poste Italiane, affinché possa ricalibrare il tiro con più criterio», preannuncia il presidente Ascom Confcommercio Patrizio Bertin, «Disagi ce ne saranno anche per le imprese ma ci spaventa soprattutto la ricaduta sulla popolazione che sta invecchiando. Esistono servizi fondamentali per gli anziani che è giusto preservare e rafforzare».
Non si tratta quindi solo di insegne gialle a scritte blu in diminuzione. Il dibattito in corso è sociale e riguarda i modi del progresso. «Digitalizzazione a che costo?», è l’invito a riflettere posto da Bertin.