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Ноябрь
2024

Agente ucciso da un 15enne in Bosnia: si indaga sulla pista wahabita

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Come si sospettava dopo le prime dichiarazioni degli inquirenti, che avevano da subito evocato lo spettro del «terrorismo», senza tuttavia specificare la matrice. O forse anche peggio del previsto, perché il quadro conferma ora che, se di terrorismo si è trattato, è stato di impronta islamista. Impronta che riguarda il terribile fatto di sangue avvenuto la scorsa settimana in Bosnia-Erzegovina, protagonista un 15enne bosniaco, Elmir, entrato brandendo un coltello nella stazione di polizia della cittadina di Bosanska Krupa.

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Attacco all’arma bianca con cui il giovane aveva ucciso un agente colpito con un fendente al cuore e ne aveva ferito gravemente un secondo. I contorni del caso, che ha scioccato il Paese balcanico, si stanno ora facendo via via sempre più nitidi.

A contribuire a fare chiarezza, le parole consegnate al quotidiano Avaz da parte di Avdo Hasanovic, l’agente ferito da Elmir, operato e ora fuori pericolo, dimesso dall’ospedale cantonale di Bihac.

Hasanovic che ha svelato che, una volta entrato nella stazione di polizia, Elmir ha urlato «takbir, Allah Akbar», traducibile come «lodatelo, Allah è grande», prima di iniziare l’attacco. Secondo l’agente, il ragazzino aveva già in mano il coltello, poi usato nell’attentato, al momento dell’ingresso nell’edificio.

«Il mio collega Maran», ossia Ozren Maran, la vittima, «era seduto e si è subito alzato», ha continuato Hasanovic, descrivendo una scena da film. «Io ho provato a fermare» il giovane attentatore, Maran «ha invece tentato con un bastone di toglierli il coltello e in quel momento è stato colpito» a morte.

Poi, una lotta forsennata tra il minorenne e gli agenti. Infine, l’intervento di altri colleghi, che sono riusciti a immobilizzare Elmir e a renderlo finalmente innocuo, con le manette ai polsi. Parole che confermano lo scenario più probabile evocato anche dagli inquirenti e dai media locali, che hanno rivelato che Elmir sarebbe stato radicalizzato negli ambienti wahabiti, trasformandosi in un fanatico religioso pronto a tutto, malgrado la giovane età, anche grazie a frequentazioni di una scuola coranica radicale. Ora rimane custodito in carcere per 30 giorni, come da ordinanza del giudice.

A corroborare il quadro, anche le parole della Procura, che martedì aveva informato di stare indagando su «gruppi radicali religiosi» che sarebbero coinvolti nell’attacco a Bosanska Krupa. E di aver emesso delle misure di limitazione della libertà personale contro cinque persone, sospettate di aver avuto un ruolo nell’attentato. I cinque avrebbero avuto «un collegamento diretto con il minorenne che ha commesso l’atto di terrorismo e nel suo indottrinamento».

Da qui la decisione di continuare l’inchiesta anche nei confronti di organizzazioni religiose informali «radicali e non istituzionalizzate», con alta probabilità wahabite. Da segnalare anche il sequestro da parte della polizia di armi, munizioni, telefoni, computer e hard disk, denaro e documenti in arabo. In Bosnia, l’Islam è, da sempre, moderato e secolare. Ma negli ultimi anni si sono verificati episodi di radicalizzazione e atti di terrorismo di matrice wahabita. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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