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Ноябрь
2024

Dove eravamo rimasti? Il ritorno sul palcoscenico di Lopez e Solenghi

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“Helzapoppin”, l’indimenticabile programma su Radio 2 del 1982, ci fornì l’evidenza di quanto Marchesini, Lopez e Solenghi fossero perfetti per irrompere nella comicità di quel decennio. «Per noi la trasmissione si rivelò essere una formidabile palestra per osare e per sperimentare», riconoscono Tullio e Massimo. Be’, il corso di mimo radiofonico rimane una gag decisamente iconica. I ragazzi, va detto, riuscirono a sbirciare nel futuro anche attraverso un programma poco ricordato della Rai come fu “Tastomatto”.

Il Trio si sciolse quarant’anni fa, ora resta un duo con nel cuore Anna. Dunque, sempre un trio resta.

“Dove eravamo rimasti” è il titolo del nuovo show della ditta con questa precisa insegna proprio per rimarcare il ritorno in scena dopo la sospensione per pandemia.

Lo spettacolo, inserito nel grande cartellone dell’Ert Fvg, è destinato a una lunga tournée friulana: il 2 novembre a Latisana, il 3 a Cividale, il 5 e il 6 a Monfalcone, il 7 a Tolmezzo, l’8 a Sacile, il 9 a Maniago e il 10 a Casarsa. Appuntarsi le date. L’inizio per tutte le serate sarà alle 20.45.

Il titolo richiama alla memoria la celebre frase di Tortora a “Portobello”. C’è un’affinità col passato, oppure il riferimento si svincola dal ricordo?

Solenghi: «Come dimenticare il grande Enzo! Un pensiero l’abbiamo fatto, certo. E poi con “Dove eravamo rimasti” ci siamo riaffacciati pure noi sul palcoscenico alla fine di un incubo. Ciò ha significato riprendere il filo diretto col pubblico restando immutato il nostro modo di raccontare le storie arricchite, stavolta, da elementi innovativi».

Lopez: «Le entità granitiche come l’orchestra e lo stile che proponiamo ormai da tempo ritornano compatti per confermare l’intenzione a perseguire un modulo che ci appartiene e, spero, che vi appartenga».

E se volessimo curiosare giusto un attimo per vedere che succederà a teatro?

Solenghi: «Oltre a riproporre il cosiddetto repertorio tradizionale, una delle novità di quest’anno è rappresentato da un fondale che interagisce con i vari momenti della messinscena».

Lopez: «Potrei anche spifferare brandelli di trama, perché no. Oltre a un momento di affettuosa dedica alla Marchesini, mi sovviene una lectio magistralis di Vittorio Sgarbi, ecco, poi Tullio racconterà a suo modo la Silvia di Leopardi, per scivolare quindi nell’avanspettacolo con un inedito duetto Mattarella-Bergoglio, a cui seguiranno altre gag con matrici diverse».

Entrambi avete frequentato lo Stabile di Genova incontrando a fine studi la prosa impegnata, base solida e indispensabile per affrontare qualunque genere, soprattutto il comico.

Lopez: «Ci siamo imbattuti nei classici, com’è giusto che sia. E ricordo fra i tanti autori i giganti Pirandello, Ibsen, Shakespeare e i registi quali Albertazzi e Squarzina, insomma un crocevia di grandi interpreti. Il fatto curioso è che nel pirandelliano “Il Fu Mattia Pascal”, nell’edizione successiva a quella del debutto, io rilevai il ruolo di Tullio».

Un destino scritto?

Lopez: «A proposito di ciò, non riesco a dimenticare un sogno che mi capitò di fare fa quand’ero dodicenne durante il quale me ne stavo dietro le quinte di un teatro, senza peraltro esserci mai stato. Una sera vidi Albertazzi in Tv e pensai: quanto entusiasmante sarebbe fare una commedia con lui! E anche questo mi accadde».

Vi siete incontrati a Genova, va bene. Anna, invece, come l’avete conosciuta?

Lopez: «La incrociai in una sala di doppiaggio mentre eravamo alle prese con i cartoni giapponesi. Ci divertivamo da matti a cambiare i testi e così telefonai a Tullio dicendogli: ho conosciuto un fenomeno! E lui mi rispose: Marchesini? Anch’io la frequentai in Svizzera. Sono d’accordo con te, questa ragazza è un vero prodigio».

In che modo avete convinto la Rai a fare una versione pop de “I promessi sposi”?

Solenghi: «Ci abbiamo messo un anno a convincerli. Il grande capo di allora Biagio Agnes rimase scandalizzato dalla proposta. Intanto rifiutammo un “Fantastico” che chiunque avrebbe voluto fare e, per questo, ci ritrovammo a Torino, una sede considerata periferica, ma fu la nostra fortuna. E proprio lì nacque il futuro cult».

Iran-Usa, guerra del Golfo. E che fece il Trio? Uno sketch su Khomeini. E venne fuori un putiferio!

Solenghi: «Io facevo un Khomeini nato a Barberino del Mugello e Massimo era Reagan. I nostri ambasciatori furono rimandati in Italia e scoppiò un caso internazionale. Ma non fummo cacciati dalla Rai come Vianello e Tognazzi per lo sketch sul presidente Gronchi caduto dalla sedia. Per fortuna».




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