La ceciata del Borgo per 400 pavesi, rinnovato il rito secolare di solidarietà
PAVIA. Quando Enrica Guarnoni solleva il coperchio di uno dei cinque marmittoni, il profumo, intenso, della ceciata invade subito la cucina che, come ogni anno, accoglie la preparazione di quello che è diventato uno dei tipici piatti del Borgo. I locali della Cooperativa artigiani iniziano ad affollarsi poco prima di mezzogiorno e, alle 13, si contano oltre 300 pasti distribuiti. Ma si supera quota 400 con i 100 commensali che hanno scelto di pranzare alla Locanda del Ticino.
Solidarietà
«Vedere sempre tanta gente è una grande soddisfazione – dice Stefano Schinelli, consigliere della Cooperativa e presidente del Meistoinburgh -. La fila è lunghissima, in molti infatti si sono presentati con il recipiente portato da casa (in dialetto il “padlot”, ndr) per avere la razione di ceci da portare a casa gratuitamente. Così come si faceva una volta. Si rinnova infatti un rito a cui borghigiani sono legati perché obbliga a ricordare l’importanza della solidarietà». È infatti “solidarietà” la parola che lega il popolo del Borgo a questa tradizione, il collante che ha mantenuto nel tempo il valore della ceciata, il vero ingrediente segreto che i cuochi si portano nel cuore e si tramandano di generazione in generazione. Anche se ora, avverte Enrica, prima donna a conoscere la ricetta della ceciata del Borgo, «i giovani sono poco interessati».
«Continueremo finché riusciremo - aggiunge -. Per questo lancio un appello ai ragazzi, perché proseguano una tradizione a noi molto cara». È d’accordo Gianni Guarnoni che ha 70 anni e da 30 è una delle colonne di questa giornata. «Ora sono uno dei tre cuochi addetti alla preparazione - racconta -. La storia della ceciata risale al 1881 con la nascita della Società mutua cooperativa di cui facevano parte gli artigiani di Borgo Ticino e di Pavia per fare rete e aiutare i più bisognosi».
«Si tratta di un piatto povero che si porta dietro una ricchezza immensa, la solidarietà verso gli ultimi e l’amore per il nostro Borgo che è riuscito a sfidare quasi due secoli - spiega Schinelli -. Un pezzo di storia che vogliamo tutelare e tramandare».
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Col figlio e il nipotino
Ed è proprio per tramandare la tradizione della “Ceciata dal Burgh” che Rosita Scotti, 84 anni, borghigiana doc, sorella del famoso Carluccio, vincitore di numerosi palii del Ticino, da qualche anno si fa accompagnare all’appuntamento di Ognissanti dal figlio Alessio e dal nipote Lorenzo di 8 anni. « importante comprendere l’importanza di questo momento, fa parte della nostra storia». «Una storia – aggiunge Alessio Crevani – che non vogliamo dimenticare». Gino Avenoso, dopo aver cucinato, aiuta ad impiattare: «Ho iniziato 15 anni fa. Prima davo supporto nella preparazione, poi sono stato promosso a cuoco. Ma ogni anno l’emozione è sempre tanta».
Rafforzare le tradizioni
Per la vicesindaca Alice Moggi “è fondamentale mantenere e rafforzare le tradizioni”. “Per la prima volta c’è una delega specifica alla valorizzazione del Ticino – spiega -. Lavoreremo anche per salvaguardare alcuni dei caratteri distintivi del Borgo».
Quel Borgo di cui sono innamorati Carlo Baldiraghi, “abitavo nel cortile su cui si affacciano i locali della Cooperativa di cui mio padre era stato consigliere e mio zio presidente”, e Maurizio Maffezzoni, socio del Meistoinurgh, “ogni primo novembre voglio essere qui, è bello vedere chi, con caparbietà, si impegna a portare avanti la tradizione».