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Ноябрь
2024

In aiuto ai poveri e rimedio contro i demoni: le edicole votive di Trieste che resistono a mode e cantieri

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Testimonianze della fede cristiana e della cultura popolare, le piccole edicole votive ospitate sulle facciate di molti palazzi hanno resistito anche ai cantieri che negli ultimi anni hanno messo mano a mezza città.

Sono il tributo che una fede schietta e semplice ha reso lungo i secoli, per testimoniare gratitudine e devozione al Signore, a Maria, ai santi.

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La cassetta per le offerte

Ci si imbatte in queste piccole opere soprattutto nei rioni, nella zona sotto San Giusto, in Cittavecchia. La maggior parte delle edicole votive – che talvolta si concretizzano in un dipinto, altre volte in una statua – in origine erano state commissionate direttamente dai proprietari dei palazzi che le ospitano, e conservano ancora la cassetta utile a raccogliere le offerte, il “pane per i poveri”, come viene riportato sopra.

Le stazioni della Via Crucis

Altre, spesso di dimensioni più importanti e più rifinite sotto il profilo artistico, con tanto di cornice, erano invece stazioni della Via Crucis. Venivano realizzate nell’ambito di una parrocchia e diventavano tappe d’obbligo anche durate le processioni. Diventavano un riferimento per tutto il vicinato come luogo di culto, per recitare il Rosario o semplici orazioni nel corso della giornata.

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Le donazioni

«In alcuni casi le donazioni venivano date alle vicine parrocchie – spiega don Davide Chersicla, direttore dell’Ufficio liturgico della Diocesi – in altri alla Conferenza San Vincenzo de Paoli». Talvolta c’era un addetto che, in possesso delle chiavi, passava ogni sera a ritirare quanto lasciato dai gesti di carità cristiana, per poi consegnarlo a chi si occupava appunto di aiutare i più poveri.

In altri casi, i proprietari di alcuni palazzi o di alcune attività commerciali si preoccupavano invece direttamente di recuperare e di portare in prima persona le elemosine raccolte alla vicina parrocchia o alla Conferenza di Sant’Egidio. Nel tempo, il sistema è andato in disuso, anche perché capitava che le cassette di raccolta venissero sfondate, vandalizzate e saccheggiate.

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Salvate dai cantieri

Nelle fasi di ristrutturazione degli edifici, vengono comunque preservate con cura, talvolta affidando l’opera a minuziosi restauri, informando la Soprintendenza, che le tutela. C’è chi si prende ancora cura di alcune delle edicole, provvedendo a portare regolarmente i fiori, accendendo dei lumini, sistemando accanto alla statua dei santini o degli ex voto, in segno di ringraziamento per una grazia ricevuta.

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Simboli della devozione popolare

Le edicole sacre «restano a testimonianza della devozione popolare», sottolinea don Chersicla, che osserva come ancora oggi, «a chi passa loro accanto ispirano un momento di riflessione».

Alcune avevano invece una funzione completamente diversa: stavano a indicare che quell’edificio era di proprietà della Curia, fungevano da segna-confine, indicavano il limite di una proprietà oppure venivano realizzate a memoria di un avvenimento.

Il Cristo Colpito

Tra le edicole più in vista c’è quella settecentesca del “Cristo colpito” in Cavana, su casa Hoffmann. La storia riporta che nel 1944 un ufficiale tedesco ubriaco, passando appunto in Cavana, impugnò la pistola sparando a quel crocifisso e conficcando un proiettile nell’ascella sinistra della statua.

La casa maledetta

Un’altra curiosità arriva dal civico 10 di quella che era piazza della Legna, oggi piazza Goldoni, dove sorgeva una casa dalla fama sinistra.

«La notte si udivano colpi e rumori impressionati, tanto che la gente riteneva che quell’edificio fosse abitato da fantasmi», riportano nel libro “Trieste nascosta” Leone Veronese e Armando Halupca. Gli abitanti degli edifici accanto vollero così far sistemare su quella casa “maledetta” una statuetta della Madonna, e «quasi per incanto – si legge ancora – i fenomeni ebbero fine». Così quella statuetta, ancora oggi visibile e ben conservata, trovò collocazione definitiva in una nicchia sulla facciata del palazzo.

Il soggetto più venerato

Tra le curiosità che riguardano le tante edicole votive che popolano la città, dai rioni al centro, va detto che il soggetto più venerato è in assoluto la Beata Vergine, rappresentata nelle forme più consuete: in piedi, ma anche in trono con Gesù bambino, nelle forme dell’Immacolata, nei modelli appartenenti ai santuari locali e a quelli riferiti ai santuari internazionali più noti.

A volte l’immagine è vicina all’iconografia ufficialmente riconosciuta, a volte invece è rielaborata in chiave personale dall’esecutore. È frequente anche il Crocifisso, mentre altri santi, riprodotti in una statua o dipinti da soli o in gruppi più affollati, sono propri delle opere più antiche.

Le statuette sono in gesso – quelle che hanno risentito di più del passare del tempo – in ceramica o in maiolica. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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