“Dormivo in auto, oggi fatturo 30 milioni. Mi hanno minacciato con una pistola puntata alla testa, ho pensato ‘adesso muoio'”: parla Lorenzo Ruzza, il “re degli orologi” di TikTok
“Sui social sono io, però più esaltato. La gente vuole il trash e glielo do”. Con la sua proverbiale schiettezza, Lorenzo Ruzza, il venditore di orologi più cliccato di Internet, si racconta senza filtri in una lunga intervista al Corriere della Sera. Maglioncino blu elettrico, Rolex Daytona al polso e un sorriso sornione, Ruzzaè diventato il “re” degli orologi su TikTok grazie a una personalità prorompente e a un linguaggio schietto che spesso rende i suoi video virali. Ma dietro l’immagine ostentata di ricchezza e successo, si nasconde una storia di riscatto e determinazione.
La sua passione per gli orologi nasce in gioventù, con un episodio che ricorda con affetto: “Avevo 15 anni quando mio padre portò a casa un sacchetto con dentro otto Rolex falsi, uno per ogni figlio. Ero affascinato da quell’orologio, volevo capire come funzionasse. È lì che è nato tutto”. Il primo orologio che ha venduto? “Un Paul Picot. L’ho comprato con la paghetta a 250 mila lire e rivenduto a 600. Avevo 16 anni e da lì non ho più smesso”.
“Guardi che nella vita privata sono normalissimo, direi noioso…”, confessa Ruzza, classe 1978, milanese doc. Eppure, la sua vita è tutt’altro che banale. Rapine, aggressioni, un’infanzia segnata da difficoltà economiche: “Sono cresciuto in una famiglia numerosa, siamo dieci fratelli. Mio padre aveva una ditta di automazione pneumatica e all’epoca non ci mancava nulla. Poi è arrivato il fallimento. Ci hanno sfrattato da casa, e per un po’ abbiamo dormito nel capannone di via Salasco. Eravamo tutti insieme, con le famiglie di miei fratelli. Avevo 20 anni. In seguito sono finito a dormire in macchina, andavo negli Autogrill perché mi sentivo più sicuro”. Per questo ha fatto diversi lavori prima di arrivare a vendere orologi: “Ho lavorato come lava-auto e carro attrezzista. La ditta per cui lavoravo mi diede un garage, e ne approfittavo per dormirci. Poi trovai una stanza in condivisione con altri ragazzi”.
Oggi, con La Bottega del Tempo, Ruzza è un punto di riferimento per gli appassionati del settore, tanto che nel 2023 ha fatturato 30 milioni di euro con 3 milioni di utili. “Tutto tracciato, niente cash”, precisa. Il suo segreto? Anche i social, che gli hanno permesso di raggiungere una vasta platea: “Ho iniziato a pubblicare video durante il lockdown, e un truffatore mi ha, tra virgolette, aiutato. Questo tipo continuava a chiamarmi per propormi affari strani. Io ho iniziato a registrare le chiamate e a postarle. Era tutto un gioco e il pubblico si è appassionato. I social sono una vetrina eccezionale e democratica. Se sei in gamba puoi sfondare. Ma è anche un lavoro che può essere molto pericoloso”, racconta. E Ruzza ne sa qualcosa visto che ha subito diverse rapine e tentativi di estorsione: “Il 20 ottobre 2019 mi hanno sfondato la vetrina del negozio in pieno giorno. Nel 2022 mi hanno seguito dal laboratorio al garage, mi hanno minacciato con una pistola puntata alla testa. Ho reagito d’istinto, con una gomitata, ma si sono presentati altri quattro uomini. Ho pensato: adesso muoio,” ricorda. Eppure, nonostante le denunce e le indagini, nessuno è mai stato arrestato.
Oltre ai rischi fisici, Ruzza si trova a gestire una popolarità social che non sempre è positiva: “Se mi insultano o diffamano, io non resto zitto. Se dicono che lavo i soldi della mafia, faccio querela”. Le sue dichiarazioni, spesso politicamente scorrette, non passano inosservate. “Non sono razzista“, precisa, “ma non faccio affari con zingari, spacciatori e finti ricchi”. Il cliente tipo? Non esiste, a sentire lui: “Vendiamo a personaggi famosi come a giovani che risparmiano per comprarsi il primo orologio”.
Ruzza conosce bene il valore della sua merce e la tipologia dei suoi clienti: “I miei margini? Per orologi molto commerciali, il 10%. Per orologi rari come i Richard Mille, anche il 20-30%.” Il mercato dell’usato di lusso è decollato con il Covid e lui ha saputo approfittarne. “Durante la pandemia, gli orologi sono diventati un bene rifugio. La domanda era trenta, quaranta volte superiore all’offerta, e i rivenditori ufficiali avevano liste d’attesa lunghe anni. Chi voleva l’orologio subito veniva da me”. Nonostante tutto, però, rimane con i piedi per terra: “Alla sera chiudo il negozio e vado a casa. Non c’è niente di pirotecnico nella mia vita privata, sono una persona normale,” afferma. Un messaggio che rivolge anche ai giovani, che spesso lo vedono come un modello di successo rapido e facile: “Molti sognano i soldi facili, ma guadagnare bene non è una cosa che capita dall’oggi al domani. Serve lavoro, determinazione. E sì, anche un po’ di fortuna”.
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