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Ноябрь
2024

Fallimento Moreschi, sono 270 i creditori che attendono ancora di essere pagati

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VIGEVANO. Sono ben 270 i creditori presunti del calzaturificio Moreschi. Ieri (4 novembre) scadevano i termini per presentare la domanda di insinuazione nel fallimento da parte di chiunque vantasse o pensasse di vantare un credito nei confronti della Moreschi spa. Il 4 dicembre, poi, il giudice nel suo ufficio al Palazzo di Giustizia di Pavia deciderà se confermare il fallimento della Moreschi spa, già decretato lo scorso 18 luglio, e quindi procedere, per quanto si può, al pagamento dei creditori o se rinviare l'udienza perché ha necessità di ulteriore tempo per acquisire ulteriori informazioni.

Lo stabilimento di via Cararola, dopo il decreto di fallimento espresso dalla giudice Francesca Claris Appiani del Tribunale di Pavia è stato chiuso e, al momento, ha ancora le catene ai cancelli. Chiusi poi anche tutti i negozi del marchio Moreschi. Il curatore fallimentare della Moreschi spa è il dottor Stefano Gorgoni di Pavia.

La Moreschi degli anni Duemila non è più la stessa azienda che per 78 anni ha contribuito a rendere Vigevano la capitale italiana della calzatura. Dal 2020, infatti, il calzaturificio di via Cararola è passato dalla famiglia Moreschi al fondo di investimento svizzero Hurley SA, di cui Luca Scalfi è il legale rappresentante. Dal 2020, con l’azienda fortemente indebitata, sono iniziate le procedure di licenziamento collettivo, che hanno ridotto progressivamente l’organico del calzaturificio, sino al fallimento della scorsa estate.

Tra le 270 domande di insinuazione, i creditori privilegiati sono di sicuro gli ex dipendenti che non hanno ancora ricevuto tutte le mensilità, o anche solo tutto o parte del Tfr. Il 7 agosto di quest’anno, per esempio, il curatore Gorgoni, dopo la pronuncia del fallimento della Moreschi spa, ha dovuto licenziare ufficialmente tutti gli ultimi 25 dipendenti rimasti, di cui 9 amministrativi, 6 commesse e 10 operai, che hanno quindi chesto l’attivazione della Naspi, ovvero l’indennità di disoccupazione. Poi ci sono i 59 ex dipendenti licenziati il 5 maggio che non hanno ricevuto diverse mensilità, il Previmoda, ed il Tfr, cui si aggiungono alcuni dei 27 ex dipendenti licenziati a luglio 2023 che non hanno ricevuto le somme previste per il pagamento delle festività. Nell’elenco anche i proprietari dello stabilimento, affittato alla Moreschi.

«Dopo l’ultima procedura fallimentare, alcuni avevano preso degli acconti addirittura del mese di marzo, altri no – spiega Giovanna Currò, sindacalisti della Cgil –. Nessuno ha ricevuto i pagamenti di aprile e maggio, ultimi mesi di apertura. Poi ci sono il Tfr, le festività ed i vari contributi. Per tutti valeva la stessa regola: insinuarsi nel passivo. Non ci aspettavamo però un numero simile. Immaginiamo, sommando le varie procedure di licenziamento collettivo e le varie tipologie di lavoro, come gli amministrativi ed i commerciali che non si sono rivolti a noi, che un centinaio delle domande possano essere state presentate da lavoratori, poi ci saranno le banche, i fornitori di materie prime, gli imballi, i costi di trasporto, di spedizione ed i conto terzisti. Ma 270 sono davvero tante, anche 170, tolti i lavoratori, è un numero consistente. Sapevamo che c’era una situazione debitoria importante, perché anche il debito nei confronti delle banche è sempre stato importante, ma nessuno immaginava che fossero così tanti i creditori». L’accoglimento o il respingimento delle domande sarà comunicato il 4 dicembre dal giudice Francesca Claris Appiani.

Selvaggia Bovani




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