Panchine, zone 30 e attività culturali: ecco i sogni per la Padova del futuro
Qualche panchina in più, soprattutto nei parchi, una casetta dell’acqua, un corso di danza indiana, un posto dove scambiarsi semi delle piante, una sala climatizzata dove stare nei giorni più difficili. Ci sono sogni piccoli e concreti nelle tasche dei cittadini padovani.
Non grandi opere - ché a quelle pensa già il Comune - ma cose che costano poco, che non richiedono perizie, valutazioni d’impatto, appalti, complicazioni assortite. Desideri spiccioli, da esprimere sottovoce, come si fa lanciando una monetina nell’acqua: uno spettacolo in piazza, una cena di quartiere, un po’ di arredo urbano.
Di sogni così ne sono stati raccolti a centinaia, online e in giro per la città, dalla cooperativa Sestante attraverso il progetto “Anche io mi sbilancio”, propedeutico alla compilazione del bilancio partecipato. Ne è venuta fuori un’indagine sui sogni e i bisogni della città che in prima battuta servirà alle dieci consulte di quartiere per decidere la destinazione del budget da 35 mila euro che ognuna di loro ha a disposizione.
E poi all’amministrazione comunale, per conoscere un po’ meglio i desideri della cittadinanza.
Il metodo
Per un mese, tra fine agosto e fine settembre, l’indagine è stata condotta con questionari, diffusi online sul sito padovanet, e in forma cartacea in occasione di tredici fra sagre e altri eventi pubblici, ventisei tra mercati, scuole e in altri luoghi di ritrovo o raccolti nelle 33 cassette dislocate in tutta la città. Ai cittadini, oltre a qualche informazione personale anonima, veniva chiesto di suggerire progetti e attività. O di appoggiare qualcosa che esiste già.
Hanno risposto in 1.219, in prevalenza della fascia 36-50 anni, e tra questi quasi la metà non sapeva che da cinque anni il Comune mette a disposizione dei quartieri 350 mila euro per iniziative proprie. Soldi che dunque ogni consulta può spendere a suo piacimento, con poche regole: per iniziative sul verde pubblico il budget richiesto non deve essere inferiore ai 15 mila euro, non sono ammesse spese piccole (poche centinaia di euro) e non devono essere chiamati in causa più di tre diversi settori dell’amministrazione, altrimenti la gestione si complica.
«Le indicazioni raccolte con i questionari», spiega l’assessora al Decentramento, Francesca Benciolini, «sono state elaborate da Sestante e ci offrono informazioni preziose. Ora le abbiamo girate alle consulte che le discuteranno e le terranno in considerazione nella fase di presentazione dei loro progetti per il 2025».
La partecipazione
Tre quarti dei desideri puntano verso qualcosa che non c’è - o almeno che i cittadini non credono che ci sia. E per tre quarti dei cittadini coinvolti era anche la prima prova di partecipazione attiva.
«È un momento bello e prezioso», sostiene Benciolini, «perché avvicina la città alla pubblica amministrazione, facendo anche capire quanto certi passaggi apparentemente banali possano complicarsi o comunque richiedere tempo».
Le proposte fotografano la città con una precisione sorprendente. I quartieri più verdi chiedono di arredare i parchi, quelli più popolati da famiglie chiedono iniziative per i bambini e i ragazzi, i rioni centrali ricchi di vita notturna chiedono più controlli. E poi naturalmente ci sono le idee più originali, che non hanno quartiere.
Le richieste
Il 30,3% dei cittadini chiede più attività culturali, manifestazioni artistiche e biblioteche - ed è il capitolo più gettonato. Il 12,5% chiede interventi sulla viabilità, sulla mobilità, zone 30 per la sicurezza stradale, trasporti pubblici più efficienti.
Al terzo posto fra le richieste c’è l’animazione sociale, lo sviluppo di comunità, le iniziative a sostegno delle famiglie e delle persone che hanno bisogno. Poi c’è l’arredo urbano, richiesto sia nei parchi che nei quartieri.
E in questo capitolo c’è la voce “panchine” che accende una spia: evidentemente - deve prendere atto il Comune - non ce ne sono abbastanza.
La voce dei quartieri
Il centro si dimostra stressato dalla malamovida e per questo chiede telecamere sotto porta Ognissanti e pattuglie, ma anche una sagra al Portello, più verde, educazione sessuale per i ragazzi, balli di gruppo per gli anziani e un progetto per far conoscere l’Albania. Sembra uno scherzo ma non lo è: la comunità albanese di Padova preme per farsi conoscere e in tutti i quartieri compare la richiesta di un’iniziativa che soddisfi questo desiderio.
L’Arcella, quartiere popoloso e giovane, chiede soprattutto luoghi di incontro, momenti di socialità, laboratori per gli adolescenti, sostegno alla genitorialità, apertura prolungata delle scuole, ma anche incontri per gestire l’ecoansia, una piazza a Pontevigodarzere, più piedibus per i ragazzi, momenti di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata.
La Guizza, che ha una rete di associazioni molto attiva, punta di più sul verde e chiede attrezzature, un centro botanico, un’aula studio, una banca di scambio semi e anche creare un gruppo di “mamme arrabbiate” che non sanno dialogare con i figli.
In Sacra Famiglia, invece, i cittadini chiedono un luogo del silenzio dove isolarsi dal caos,un riparo climatico per l’estate o l’inverno, un “repair cafè” dove imparare a riparare le cose. E per incontrarsi lanciano l’idea di una cena porta-offri, che poi sarebbe a costo zero come tante altre cose. A volte un sogno può bastare, anche a chi non ha nient’altro in tasca.