Disco verde dell’Europa alla slovena Marta Kos, commissaria all’Allargamento
Più di tre ore di discorso programmatico, interrogazioni, domande anche scomode e pure qualche episodio sopra le righe. Infine il verdetto, positivo. Sarà la slovena Marta Kos a ricoprire nei prossimi cinque anni l’importante e delicata posizione di commissario Ue all’Allargamento, con deleghe anche alla ricostruzione dell’Ucraina, un posto-chiave nella nuova squadra di Ursula von der Leyen.
La luce verde è arrivata dopo l’audizione di Kos, con un sì pronunciato nelle chiuse stanze della commissione Affari esteri del Parlamento europeo, l’Afet, dove l’ex diplomatica ha ricevuto, secondo informazioni raccolte dall’agenzia slovena Sta, 59 voti su 79, con i no provenienti in gran parte dai Patrioti per l’Europa (PfE) e da Left (Sinistra). Hanno detto sì invece Verdi, Socialisti, Renew Europe – la “famiglia” politica della slovena – e pure Ppe ed Ecr, mentre i membri del gruppo Europa delle Nazioni Sovrane si sarebbero spaccati al momento del voto. Promozione che non era affatto scontata, soprattutto dopo che alcuni eurodeputati sloveni eletti nelle file del Ppe, in quota Sds di Janša, avevano mosso dure critiche contro Kos.
Il più negativo nei suoi confronti, Branko Grims, che ha accusato la candidata slovena di «parlare un cattivo inglese», di aver usato «parole vuote» nel suo intervento in commissione e di essere solo «un’altra di sinistra».
Se sarà confermata come commissaria Ue, «sarà un disastro per la Slovenia». Sulla stessa linea anche i Patrioti europei, con l’ungherese Andras Laszlo che l’ha persino accusata di essere «cintura nera di comunismo».
«Ci sono comunisti occidentali, utili idioti, comunisti che sono estremisti violenti anche in questa casa, come Ilaria Salis, comunisti che hanno partecipato volontariamente all’oppressione istituzionale e che dopo il cambio di regime sono gradualmente scomparsi dalla vita pubblica», ha detto Laszlo a Kos. Si è trattato di un chiaro riferimento alle ricorrenti voci, provenienti dal centrodestra di Lubiana, che indicavano nella futura commissaria slovena un’ex collaboratrice dell’Udba jugoslava. Ma «non sono mai stata un’informatrice né ho mai lavorato per il servizio segreto in Jugoslavia», ha giurato ancora una volta Kos, ribadendo che la presunta «lista» degli informatori in Slovenia sarebbe stata «manipolata» e usata per vendette politiche.
Kos che ha risposto senza problemi anche a molte domande relative al suo passato da consulente per l’azienda di lobby Kreab, anticipando inoltre che chiuderà il proprio studio di consulenza in Svizzera, al centro di altre polemiche. Nuova commissaria che, prima di essere confermata, aveva spiegato agli europarlamentari le priorità e le strategie che utilizzerà una volta entrata in carica, convincendo gran parte della sala.
Sull’allargamento, in particolare, ha parlato di «maratona e non di uno sprint», ma ha ribadito di voler spingere per un’accelerazione dell’integrazione. Ha poi spronato Serbia e Kosovo a «dare seguito» agli accordi già presi, evocando nuove metodologie per il dialogo. E ha poi bocciato, per ora, i centri migranti italiani in Albania, modello che «non sta funzionando bene». La nomina di Kos diventerà effettiva quando l’intera nuova Commissione riceverà luce verde dall’Eurocamera, a fine novembre, e l’ok del Consiglio Ue. Di certo, Kos «contribuirà a una Ue più grande e più forte con il suo lavoro e la sua visione», ha assicurato da parte sua il premier Golob. —