Il Comune chiede alla parrocchia l’Imu arretrata, si va dal giudice: respinti i ricorsi, il municipio deve pagare le spese legali
Alla fine, la parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo non dovrà pagare il conto presentatole nei mesi scorsi dal Comune di San Giovanni al Natisone per l’Imu arretrata. L’ente ecclesiastico di Villanova dello Judrio, infatti, ha avuto la meglio in tutti e due i gradi di giudizio davanti alla Commissione tributaria provinciale, come spiegato dal sindaco di San Giovanni al Natisone, Carlo Pali, nel corso dell’ultima seduta del consiglio comunale.
In occasione dell’assise di lunedì 4 novembre, i membri dell’aula hanno votato (tra i diversi punti all’ordine del giorno) anche un debito fuori bilancio di circa 700 euro, necessario per saldare gli oneri imposti dai giudici dopo la sentenza sfavorevole.
Il contenzioso
Il contenzioso tra amministrazione locale e parrocchia è sorto nel corso dell’ultimo anno, quando gli uffici comunali hanno chiesto di saldare alla controparte una cartella esattoriale del 2019, impuntandogli il mancato pagamento dei bollettini dell’Imposta municipale unica.
Una cifra relativamente piccola, qualche centinaia di euro, ma che l’ente amministrato da monsignor Sergio Di Giusto (che riveste pure il ruolo di economo diocesano) ha rifiutato di versare, spiegando di esserne esentato per legge.
Imu e chiesa
Vicenda contraddistinta storicamente da polemiche politiche e normative, quella che riguarda la Chiesa e il pagamento delle imposte allo Stato italiano, con diversi interventi da parte della magistratura per delineare il tema. A partire dalla Corte di Cassazione che, proprio lo scorso giugno, ha chiarito che gli immobili appartenenti ad enti ecclesiastici possono beneficiare dell’esenzione dall’Imu in base alla legge 160 del 2019, purché vengano utilizzati per attività di natura religiosa, educativa, ricreativa o culturale con modalità non commerciali.
Gli stessi giudici hanno peraltro spiegato che l’esenzione riguarda non solo gli edifici destinati esclusivamente al culto, ma anche altre strutture, come oratori e case per il clero, purché siano destinate a finalità legate al culto e non abbiano scopi di lucro.
La reazione
Tornando quindi al caso friulano in questione, la decisione è così andata a favore del soggetto che si era visto recapitare la cartella. «Noi abbiamo sempre sostenuto che la parrocchia fosse esente dal pagamento – commenta monsignor Di Giusto – sulla base di una circolare ministeriale. Comunque, i rapporti con il Comune non sono stati mai tesi, ma quando si trova uno che non vuole sentire ragioni bisogna spendere per avere ragione».
La somma, in ogni caso, ora dovrà essere messa a bilancio dall’ente pubblico.