Le edizioni cinquecentine del Seminario diocesano: 1.511 opere tornano alla luce
Nel più ampio contesto del censimento delle edizioni italiane del Cinquecento avviato dall’Istituto centrale per il Catalogo unico delle biblioteche italiane, la cui base dati dal 2000 è stata resa disponibile in rete, un ruolo di primo piano spetta a un progetto ideato e ora portato a compimento sul patrimonio antico conservato presso la Biblioteca del Seminario Diocesano di Pordenone, composto da ben 1.511 edizioni cinquecentine.
Anima e mente di questa operazione partita nel 2020, con il supporto della Fondazione Friuli, e quindi di un bando promosso dalla Regione Friuli Venezia Giulia, è stato Andrea Marcon, studioso di storia del libro e bibliotecario dell’istituzione pordenonese, qui alle prese con la sua ultima, estrema, fatica.
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Si è trattato di operare una sistematica ricatalogazione di questi preziosi testi, condotta in modo esemplare ed esauriente, che ha visto la ricostruzione filologica dei nuclei originali delle raccolte, e importanti precisazioni sugli autori, sulle dediche, fonti non trascurabili di informazioni, applicando un rigoroso metodo di indagine indiziaria, a ricostruire provenienze, spostamenti, dispersioni.
Nella prefazione del volume di 835 pagine, dal titolo Le cinquecentine della Biblioteca del Seminario di Concordia-Pordenone, che verrà presentato domani, sabato 9 novembre alle 10, al teatro dello stesso Seminario, e facente parte della collana Storia dell’Accademia San Marco, così scrive Edoardo Barbieri, professore ordinario di Bibliografia e Storia del Libro all’ Università Cattolica del Sacro Cuore: “Il lungo impegno, le vaste conoscenze e l’acutezza di Andrea Marcon, un bibliotecario colto (come quelli di una volta) coadiuvato dal prezioso lavoro di Silvia Raffin e Michela Petris, hanno prodotto un volume di eccezionale interesse. Si tratta del catalogo dettagliato sia quanto a individuazione e descrizione delle singole edizioni, sia quanto a descrizione di ciascun esemplare, di uno dei maggiori fondi cinquecenteschi del Friuli, e comunque di una delle più antiche e notevoli biblioteche ecclesiastiche dell’Italia settentrionale, la raccolta libraria del Seminario di Pordenone. Nulla si sarebbe fatto senza il prolungato impegno didattico e di promozione realizzato dal suo maestro, l’amico Ugo Rozzo che, prima di essere stroncato dalla pandemia, dalla sua cattedra di Udine aveva saputo avviare o ‘inseminare’ nelle menti dei suoi allievi tante importanti opere di valorizzazione e salvaguardia di biblioteche del territorio e non solo”.
E alla pubblicazione si affianca l’inserimento online di 46.000 pagine, ad ora mai digitalizzate, a completare la piena valorizzazione del fondo antico del Seminario, che come noto conserva l’eredità storica del Seminario di Portogruaro, un fondo che nel 2007 era già stato oggetto di una pubblicazione, sempre grazie agli studi di Andrea Marcon, dedicata agli incunaboli dello stessa biblioteca, in totale 40 opere: un’operazione che non solo mette in luce un bene culturale tra i più prestigiosi nel nostro panorama regionale, ma che ha dato esiti sorprendenti, facendo emergere l’esistenza di ben 56 nuove edizioni non possedute o ancora non catalogate tra le circa settemila biblioteche italiane in rete, e soprattutto una decina di opere del tutto inedite proprio alla luce del già citato censimento nazionale delle cinquecentine.
Di certo Andrea Marcon ha vissuto per i libri, fino al suo ultimo respiro: sono infiniti gli studi a cui con estrema competenza, e infinita pazienza, anche di fronte all’utente più sprovveduto e velleitario, ha messo a disposizione le sue vaste conoscenze, umanistiche come scientifiche, nei più vari campi, e anche tecniche da nativo digitale qual’era: alla sua memoria è stato dedicato anche il catalogo dell’ultima edizione della Triennale Europea dell’Incisione, “Quando l’Arte lascia il segno. Ottocento romantico”, che sarà presentato a Udine alla Fondazione Friuli il 24 novembre prossimo: curatore dell’edizione del 2023, dedicata alle collezioni grafiche del Museo di Pordenone, Marcon aveva anche condiviso il fascino dell’illustrazione libraria e arricchito con i suoi studi la conoscenza delle edizioni dantesche e di artisti come il poligrafo e xilografo Eustachio Celebrino, o di Giorgio Liberale, illustratore del Matthioli, per importanti esposizioni, proprio a commento delle sue amate cinquecentine.