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Ноябрь
2024

Crisi Tirso a Muggia, Regione e Friulia pronte a ogni opzione per il sito e i 175 lavoratori

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Si conclude in modo interlocutorio il tavolo per la crisi Tirso convocato dalla Regione su richiesta dei sindacati. Le sigle pressano le istituzioni per avere aggiornamenti in merito alle trattative in corso per un possibile passaggio di proprietà dell’impianto tessile, dove la produzione è stata definitivamente fermata per le difficoltà dell’azienda a saldare i debiti con i creditori.

In ballo c’è il futuro di 175 lavoratori, che potrebbero trovare piena ricollocazione qualora andasse in porto la trattativa aperta dal gigante delle pizze surgelate Roncadin, che sta valutando di rilevare il sito per allargare il proprio business. Il confronto è ancora lontano dall’essere concluso e la riunione di oggi, venerdì 8 novembre, può chiudersi soltanto con l’impegno della Regione a fare il possibile per dare soluzione a una crisi che di fatto si è aperta soltanto un mese fa, quando il gruppo Fil Man Made ha chiarito formalmente di non voler far ripartire le attività di Tirso.

L’incontro ha dato alle rappresentanze sindacali l’opportunità di ribadire la preoccupazione sul futuro dei dipendenti, in maggior parte donne sopra i cinquant’anni. L’assessore al Lavoro Alessia Rosolen ha richiamato l’impegno per la risoluzione della crisi, dicendo che Regione e Friulia sono aperte a ogni possibile opzione sia sufficientemente solida per dare nuova prospettiva alla fabbrica.

Nulla è stato detto sull’andamento della trattativa con Roncadin, che prosegue sottotraccia. Da quanto filtra, la società pordenonese del food rimane in campo, ma chiede garanzie davanti alla delicatissima situazione di Tirso. Il timore è infatti che l’azienda del tessile possa finire nella cosiddetta procedura concorsuale, con l’apertura di un iter pre-fallimentare che potrebbe spingere la giustizia civile a stracciare un ipotetico accordo di compravendita ritenuto non sufficientemente proficuo per indennizzare i creditori.

Le parti trattano e i sindacati intanto vanno in pressing. La Femca Cisl di Trieste sottolinea con Anna Furlan che «la Regione ha dato massima priorità alla difesa di tutti i posti di lavoro e apertura a ogni possibile trattativa che salvaguardi il sito. Ora bisogna attivare rapidamente una formazione che consenta a lavoratrici e lavoratori di affacciarsi sul mercato o reimpiegarsi all’interno delle nuove produzioni che potrebbero arrivare nella fabbrica».

Filippo Caputo, segretario provinciale della Fesica Confsal, si dice «moderatamente fiducioso sull’operato delle istituzioni, anche se purtroppo il datore di lavoro non collabora e non è più credibile in questa trattativa. Non possiamo che restare in attesa di sviluppi e come sindacati dobbiamo rimanere uniti perché siamo tutti nella stessa barca».

Il collega della Filctem Cgil Fabrizio Zacchigna, polemico in questi giorni rispetto all’impegno delle istituzioni, riconosce ora che «la Regione ha garantito di voler agire come si è fatto con Wärtsilä e Ferriera, senza situazioni di serie A e B. »

La Regione ha confermato al tavolo che i lavoratori potranno essere coperti dalla cassa integrazione fino al 30 settembre 2025. L’assessore Rosolen ha assicurato che l’ente «è pronto a mettere in campo tutte le azioni necessarie a difesa dei lavoratori, allo stesso modo di quelli della Flex, con lo stesso impegno profuso nel caso di Wärtsilä. L’impegno è quotidiano». L’assessore alle Attività produttive Sergio Bini parla di «contatti costanti con gli imprenditori interessati a investire nell’area: stiamo agendo in maniera seria e determinata, per trovare una soluzione a favore degli oltre 170 lavoratori».




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