Il fisico Francesco Dattilo si aggiudica FameLab, il talk show della scienza
Ha conquistato il titolo di campione di FameLab Italia 2024, il talk show della scienza più famoso d’Italia, raccontando l’affascinante storia di una recentissima e strabiliante scoperta, nata dal fallimento di un esperimento e da un’ipotesi errata. Lui è Francesco Dattilo, 27 anni, torinese: fisico di formazione, frequenta l’ultimo anno del dottorato in Ambiente e vita all’Università di Trieste e all’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale (Ogs).
Lo scorso 27 ottobre a Genova, nell’ambito del festival della Scienza, ha sbaragliato un’agguerrita concorrenza con il suo talk dedicato alla storia dell’oceanografo Andrew Sweetman, dell’Associazione scozzese per le Scienze marine, che grazie a una buona dose di tenacia è riuscito a scoprire nei fondali degli oceani, alla profondità di 4 mila metri, dei minerali in grado di produrre ossigeno, chiamati “noduli polimetallici”. La scoperta, resa nota lo scorso luglio sulla rivista Nature Geoscience, ha permesso di spiegare il flusso e l’abbondanza di ossigeno nei fondali oceanici.
Si tratta di una sfida che per Sweetman è durata tredici anni, un percorso costellato di tentativi ed errori: eppure sono stati in qualche modo anche questi fallimenti a portare all’individuazione, per la prima volta, del “dark oxygen”, ossigeno presente sul fondo marino e non generato da esseri viventi attraverso il processo della fotosintesi.
Dattilo è stato premiato per:
«aver presentato con chiarezza e con carisma un risultato scientifico recentissimo, evidenziando, nel contempo, il percorso della scoperta, facendo vedere come procede la scienza e come si può arrivare a una scoperta anche attraverso un fallimento e un’ipotesi sbagliata».
Un concetto cui il giovane fisico teneva particolarmente, perché, dice,«anche nella scienza nell’ultimo periodo si è fatta fin troppo strada l’idea per cui bisogna essere perfetti, pubblicare tanto e subito: Sweetman, con la sua storia, dimostra che esistono altre strade».
In più, evidenzia il giovane scienziato, il tema trattato è di grande attualità e molto dibattuto in ambito scientifico: i noduli polimetallici fanno gola. E non perché sono una sorta di batteria naturale, che consente di separare l’ossigeno dall’acqua in una reazione di elettrolisi, ma perché contengono minerali rari e preziosi, come il silicio, il cobalto, il manganese e il nichel, che servono per produrre componenti degli smartphone e dei pannelli solari. Perciò si parla di deep sea mining, l’estrazione mineraria in acque profonde.
«Con questo talk volevo anche puntare i riflettori su questo tema, cercando di far capire che non esistono soluzioni semplici a problemi complessi: per quanto di primo acchito potrebbe sembrare così, non è che se decidiamo di estrarre i minerali dal fondo degli oceani causeremo meno danni rispetto alla classica estrazione mineraria», spiega Dattilo, che non a caso si è laureato in fisica dei sistemi complessi. Un percorso non lineare il suo, che l’ha portato infine a fare un dottorato a Trieste, con l’idea di applicare quanto studiato all’ecologia e all’ecologia marina: oggi studia la biodiversità del plancton.
Dattilo non ha mai fatto teatro, per quanto gli sarebbe piaciuto, eppure sul palco del FameLab sembrava davvero a suo agio: «Amo la divulgazione scientifica e mi piacerebbe proseguire in quest’ambito. Ma non è banale riuscire a renderlo un mestiere. Ad ogni modo, sono convinto che si tratti di una capacità preziosa anche per chi si occupa di ricerca: alla fine c’è sempre la necessità di comunicare efficacemente ciò che si è scoperto». —
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