Femminicidi, 96 donne uccise nel 2023. E nel 51,5% dei casi i colpevoli sono il partner o l’ex
Nel 2023, secondo l’ultimo report Istat, sono avvenuti 96 femminicidi su 117 omicidi con una vittima donna. Gli omicidi di genere rappresentano quindi l’82% degli omicidi delle donne. Ed è ancora l’ambito familiare, e in particolare quello della coppia, a registrare l’incidenza più alta. La situazione è invariata rispetto al 2022: nel 2023, infatti, il tasso di donne uccise da un partner o da un ex partner, è pari allo 0,21 su 100mila donne. Mentre per gli uomini, lo stesso tasso è pari allo 0,02 per 100mila uomini.
In particolare, rileva l’Istat, sono i partner con cui la donna ha una relazione al momento della morte (coniugi, conviventi, fidanzati) a compiere il maggior numero degli omicidi nella coppia (il 41%), mentre sono il 12,8% gli ex partner (ex coniugi, ex conviventi, ex fidanzati). Sono invece 61 i partner maschi (96,8%) delle 63 donne uccise nell’ambito della coppia, mentre sono sei gli uomini, vittime di partner uccisi tutti da donne. Dai dati emerge che l’autore è quasi sempre un uomo, cui sono attribuiti il 93,3% degli omicidi, contro il 6,7% di quelli commessi da donne. Gli uomini uccidono in prevalenza altri uomini (175 su 279, il 62,7%). Le 20 donne autrici di omicidio hanno ucciso 12 uomini e 8 donne. Rispetto al resto d’Europa, le donne italiane vengono uccise dai partner, attuali o precedenti, nel 51,5% dei casi; mentre le straniere nel 68,7%. Sono 63, invece, le donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner; mentre sono 31 le donne uccise da un altro parente. Due le donne uccise da un conoscente. Le vittime sono in prevalenza cittadini italiani (74%), per il 26% stranieri. Il 94,3% delle donne italiane è vittima di italiani, il 43,8% delle donne straniere di propri connazionali.
Sul fronte della percezione della sicurezza, questa appare solo parzialmente collegata al rischio di criminalità di un territorio, ma risulta condizionata anche dalle caratteristiche personali come il genere, l’età e il livello di istruzione. In questo senso, le donne sono il doppio più propense a sentirsi insicure quando escono da sole di sera (16,4% contro il 7,4% degli uomini) e sono circa 4 volte più numerose nel dichiarare di non uscire di sera per paura (19,5% contro il 5,3% degli uomini). Le più giovani hanno più paura: le ragazze tra i 14 e i 24 anni mostrano un picco di insicurezza che diminuisce nelle fasce di età successive, ovvero tra i 25 e i 34 anni e tra i 35 e i 44 anni, per poi aumentare leggermente e stabilizzarsi. Al contrario, per gli uomini l’insicurezza cresce progressivamente con l’età e raggiunge il suo picco intorno ai 75 anni. Nello studio si osserva inoltre che le persone con un livello di istruzione più elevato si sentono più sicure (il 28,7% dei laureati si dichiara molto sicuro rispetto all’11% di chi ha un titolo di studio elementare o non lo ha affatto) e si considerano meno influenzate dalla criminalità (il 19,6% dei laureati ritiene che la criminalità non modifichi le proprie abitudini, contro il 23,7% di chi ha un titolo di studio basso). Dallo studio emerge un aumento della quota di cittadini molto o abbastanza sicuri quando escono a piedi nella propria zona ed è buio. In sette anni la percentuale è salita di 16 punti, passando dal 60,6% del 2015-2016 al 76% .
Nonostante il sentimento di insicurezza sia in diminuzione, secondo il rapporto Istat cresce la preoccupazione di subire una violenza sessuale. Il 35,8% teme, per sé o per i propri familiari, di essere vittima di qualche forma di abuso sessuale, una percentuale che rispetto al 2015-2016 è aumentata di 7,1 punti. Le donne sono più preoccupate degli uomini delle violenze sessuali: il 38,9% contro il 32,3%. Ma temono maggiormente anche furti e borseggi. Complessivamente gli abitanti del Sud e delle Isole sono meno preoccupati di subire reati, mentre tra le regioni la percezione di insicurezza è più elevata in Campania, in Puglia e in Lombardia.
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