Incidente sul lavoro a Treviso, indagini sulla morte di Marino Gazzola
La Procura di Treviso ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulla morte di Marino Gazzola, deceduto in seguito a un tragico incidente sul lavoro avvenuto in un cantiere edile a Refrontolo.
Per ora l’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo ma non ci sarebbero iscritti nel registro degli indagati.
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Sul corpo del 69enne, che era anche un iscritto al sindacato, la Procura non sembra intenzionata a disporre l’autopsia mentre sono al vaglio degli investigatori i sistemi di sicurezza, innanzitutto l'utilizzo delle cinture di sicurezza, di cui il 69enne sarebbe stato obbligato a dotarsi nel caso in cui il ponteggio non fosse dotato di parapetto.
Il cantiere è stato sospeso per ragioni amministrative in attesa che l'inchiesta arrivi ad una conclusione.
I familiari
«Nessuno ci ha avvertiti di quanto era accaduto a papà»: è un grido di dolore e rabbia quello di Ylenia Gazzola, una delle tre figlie di Marino Gazzola, il muratore 69enne deceduto l’altro ieri dopo essere caduto da una impalcatura nel cantiere di Refrontolo. A casa Gazzola la moglie Afra, le figlie Ylenia, Katia e Alessia lo hanno saputo dalla televisione.
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«Quanto sono tornata a casa dal lavoro un amico di famiglia mi ha detto che c’era stato un infortunio sul lavoro a Refrontolo e mi chiedeva se si trattava di mio padre, perché si parlava di una persona di 69 anni. Ho provato a chiamare papà al cellulare ma non mi rispondeva, ho telefonato ai carabinieri della stazione di Pieve di Soligo per chiedere informazioni ma mi hanno risposto che dovevo interpellare lo Spisal, ho chiamato lo Spisal a Montebelluna e mi è stato detto che non potevano dirmi nulla. Alla fine abbiamo saputo dalla televisione che la vittima era mio padre, nessuno è venuto da noi a comunicarci quanto era accaduto, nessuno ci ha detto niente».
Una protesta tra le lacrime quella di Ylenia Gazzola, mentre a Caselle di Altivole, dove l’uomo abitava, si attende di conoscere la data dei funerali per dare l’ultimo saluto a una persona che tutti conoscevano per il suo attaccamento alla famiglia e al lavoro.
Il lavoro di Marino Gazzola
Marino Gazzola lavorava part time alla Gazzola Costruzioni di Altivole, lui era in pensione già da alcuni anni ma aveva scelto di continuare a fare quel lavoro che era stato sempre il suo. Era tornato da poco dopo un mese e mezzo di malattia perché si era fatto operare ad un’anca, usurata da anni di lavoro pesante, nella clinica di Villa Torri di Bologna. Un’operazione che era andata bene e a cui era seguito un periodo di riabilitazione. All’ultimo controllo medico avevano riscontrato che tutto era a posto e Marino aveva deciso di riprendere a lavorare.
«Gli avevamo detto di attendere prima di ricominciare a lavorare –dice ancora Ylenia– di restare ancora a casa, ma lui ci diceva che voleva riprendere il lavoro». Sull’ennesima vittima del lavoro Roberto Toigo, segretario generale della Uil Veneto, commenta: «Sono scioccato: il Veneto piange l’ennesimo morto sul lavoro. Sono trascorsi due mesi dalla manifestazione organizzata per sensibilizzare sui morti sul lavoro, con una chiatta carica di 101 bare, che sono i morti sul lavoro in Veneto nel 2023. Abbiamo voluto così risvegliare le coscienze, perché i più grossi nemici della sicurezza sono l’indifferenza, l’assuefazione, la rassegnazione”.