Carcere di Ivrea, quattro agenti assolti con le scuse del pm
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«Non abbiamo trovato la frase relativa ai capi di imputazione nelle relazioni di servizio, chiediamo scusa e ridefiniremo il perimetro del processo». Sono le parole del pm di Torino Carlo Avenati Bassi, che insieme alla collega Sabrina Noce, sostiene per la procura generale di Torino le accuse contro gli agenti di polizia penitenziaria di Ivrea per lesioni ai detenuti e falsi nelle relazioni di servizio. Sono usciti così dal processo perché il fatto non sussiste: Francesco Callerame, Salvatore Fantasia, Massimo Emiliano Calvano e Massimiliano Cannavò, che erano a processo insieme ad altri15 colleghi. Tutti difesi dagli avvocati Celere Spaziante, Alessandro Radicchi, Antonio Mencobello ed Enrico Scolari.
In pratica la frase falsificata e attribuita a un detenuto «ora mi faccio male così dico che siete stati voi a picchiarmi, così vi rovino», in realtà non era contenuta all’interno di alcuna relazione di servizio agli atti del processo. Così il giudice Edoardo Scanavino ha pronunciato da subito la sentenza di assoluzione su richiesta dei pm.L’avvocato Spaziante, che difende tre degli imputati si è detto «enormemente soddisfatto perché avevamo avanzato questa richiesta fin dall’udienza preliminare e non siamo stati ascoltati, era inutile prolungare l’afflizione degli imputati già provati da dieci anni di processo».
Il fascicolo del dibattimento di questo processo si è già praticamente dimezzato, perché le lesioni relative al 2015-2016 sono andate prescritte, gli abusi d’ufficio contestati sono stati cancellati dal codice penale dal governo Meloni. Tuttavia anche l’accusa di tortura ai danni di un detenuto, la più recente, durante l’udienza preliminare è stata derubricata in lesioni. Su quel fatto, del 18 maggio 2021, tuttavia, esistono due versioni e due procedimenti penali paralleli e opposti. Uno, che è confluito in questo processo, dove il detenuto ha denunciato gli agenti di polizia penitenziaria per un’aggressione violenta a manganelli spianati che gli ha causato algia alla testa, lieve tumefazione in sede occipito parietale sinistra ed ecchimosi sulla spalla e sulla schiena, guaribili in 7 giorni. Un altro con le denunce degli agenti, uno dei quali avrebbe riportato una frattura a un dito, con certificato prodotto dall’avvocato Spaziante, che ha detto durante l’udienza: «Non abbiamo traccia di quel procedimento penale».
I garanti per i detenuti Mauro Palma (nazionale) e Bruno Mellano (regionale) hanno raccontato delle visite di quel periodo, le interviste con i detenuti che hanno riferito delle violenze subite e della rivolta in carcere del 25 ottobre 2016, con tracce ematiche trovate negli ambienti penitenziari. Le visite hanno portato a individuare una cella liscia e l’acquario, utilizzate secondo i garanti per contenere i detenuti. Mellano tuttavia ha collocato la cella liscia in un posto diverso rispetto a un’agente e all’ex garante comunale, Armando Michelizza. Significativa la testimonianza della garante comunale dei detenuti che è succeduta a Michelizza, Paola Perinetto. Ha raccontato di aver avuto problemi dopo le due denuce presentate per violenze sui detenuti, con il comandante Michele Pitti (che non è parte di questo processo). «Faceva firmare al direttore quello che voleva - ha detto -. Per la mia funzione dovevo poter entrare in carcere in qualsiasi momento e parlare da sola con i detenuti, invece disse che dovevo esser sempre accompagnata da un agente, per la mia sicurezza. Ma io non ho mai avuto problemi con i detenuti, anzi. In quel periodo mi sentivo vittima di mobbing e ho avuto paura».