Lomellina e Liguria sorelle da 2.000 anni: l’epoca d’oro è segnata dai Longobardi
Il legame storico fra la Lomellina e Genova è più forte di quanto si creda. Questo il concetto che sta alla base di “Lomellina medievale”, libro firmato dal giornalista Umberto De Agostino e pubblicato da Lomellibro di Zeme. Il percorso documentato con citazioni di vari storici prende le mosse dall’epoca preromana.
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«Prima dell’arrivo delle legioni di Roma – spiega De Agostino – la terra fra Po, Ticino e Sesia era abitata da una tribù ligure denominata Levi. Fondarono Lomello, centro abitato destinato a dare il nome all’intero territorio che, nel corso dei secoli, vivrà due momenti di autonomia ben definita: la contea di Lomello nell’alto Medio Evo e la Provincia di Lomellina, fra il 1713 e il 1859, nel Regno di Sicilia prima e di Sardegna poi».
Quindi la “ligure” Lomello crescerà gradualmente mantenendo la sua influenza con l’arrivo prima dei Galli e poi dei Romani, ma il vero splendore arriverà con i Longobardi, che eleveranno questo borgo a seconda capitale longobarda dopo Pavia. E proprio a Lomello nel 590 la regina Teodolinda sceglierà di sposare il secondo marito Agilulfo, duca di Torino. Un altro capitolo rilevante del libro è la conquista del regno longobardo da parte dei Franchi di Carlo Magno con la battaglia campale del 12 ottobre 773.
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«Siamo alle porte di Mortara – prosegue l’autore – dove nei primi anni del V secolo Gaudenzio, vescovo di Novara, aveva costruito due cappelle campestri: l’unica superstite, quella intitolata ad Albino, sarà nota nei secoli a ogni singolo pellegrino proveniente dalle Gallie e diretto a Roma lungo la Via Francigena. Da qui si diffonderà la celebre leggenda di Amico e Amelio, i due paladini di Carlo Magno morti in battaglia e sepolti nella stessa abbazia».
Sotto l’aspetto politico, in epoca carolingia prende corpo il comitato, poi noto come contea, di Lomello, inserito nella potente Marca d’Ivrea. I conti di Lomello acquisteranno sempre più potere fino a controllare il Sacro Palazzo di Pavia, da cui però saranno scacciati nel 1024, esattamente mille anni, quando i pavesi instaurano il libero Comune. E un esponente di questa nobile famiglia, Gandolfo, alla fine dell’XI secolo cercherà fama e gloria proprio a Genova.
«Sposerà – precisa De Agostino – la figlia dell’ammiraglio Guglielmo Embrìaco, conquistatore di Gerusalemme durante la prima Crociata, e darà vita a un ramo dei conti che si chiameranno, non a caso, Lomellini. Nei secoli a venire, diversi discendenti di Gandolfo saranno eletti dogi di Genova accumulando fra l’altro un’enorme fortuna con la pesca del corallo nell’isola di Tabarca, di fronte alla costa tunisina». E il vincolo fra la Lomellina e la Liguria è anche rappresentato dai possedimenti delle abbazie di Santa Croce di Mortara e di San Pietro di Breme: non si contano i luoghi di culto genovesi e del Levante ligure che, dal X al XIII secolo, facevano capo ai due monasteri lomellini. Curiosità finale: il conte Riccardo Langosco di Langosco, ultimo discendente dei conti di Lomello, vive a Genova.Mauro Depaoli